lunedì 1 maggio 2017

RECENSIONE:DISTURBED - IMMORTALIZED (2015)


DISTURBED - IMMORTALIZED (2015)
LABEL : REPRISE RECORDS/WARNER BROS
FORMAT : 2 LP SET WITH ETCHED SIDE






Se sono qui a scrivere di questo disco, vuol dire che me la sono cavata. E lo devo alla benevolenza del vicinato, che o si è rassegnato a sopportare - a volte - il volume eccessivo del mio stereo, o semplicemente sotto sotto apprezza quello che suono; verrete informati a dovere leggendo questa recensione, ma andiamo con ordine perchè c'è sempre la musica al centro della scena, e tutto quello che succede attorno è solo uno spaccato di vita quotidiana che serve sempre a dare un pò di colore. Inizio con il mettere in chiaro subito una cosa:ho comprato questo disco perchè avevo ascoltato "The sound of silence"? sì. Ma sbagliate se  credete che sia l'unico motivo per cui l'ultimo lavoro dei Disturbed abbia meritato l'acquisto e l'inserimento nella mia discografia; ci sono altre spiegazioni dietro:riguardano la qualità del lavoro, che presenta un gran numero di brani validi, forse i più validi firmati dai Disturbed fino ad oggi. E il loro stile, che pur mantenendo i crismi di un suono più heavy metal che rock, risulta sempre e comunque abbordabile e facilmente digeribile.
Poi, per giustificare il gesto di prendere un vinile, portarlo alla cassa e pagarlo, non basta la presenza di un brano solo - per giunta una cover - ma ci deve essere dietro un processo di ascolto complessivo, unico metodo che può pilotarti verso una decisione ponderata, visto che i dischi non ce li regalano (purtroppo).
Sono ormai arrivato più o meno al ventesimo ascolto completo di questo album, quindi posso dire di conoscerlo abbastanza bene per poterlo analizzare a fondo; Una parola per definirlo? Una sola? Beh, io sceglierei "massiccio". E se dovessi paragonarlo ad un oggetto? Lo accosterei ad un carro armato. Di quelli belli grossi, imponenti, grigi e verdi. Ho reso l'idea?
"Immortalized" picchia di brutto, con la giusta ignoranza e dirompenza:è un album adatto per un'overdose di adrenalina, per allenarsi in palestra, per fare jogging, per pogare in concerto, o per fracassare mezza casa. E' anche perfetto per far imprecare il vicino, facendogli strillare "basta con questo casino!". E devo dire che quest'ultima ipotesi è anche la più divertente. Se non va a finire male.
Insomma, fate voi, gli usi sono molteplici:e se non credete a quello che ho detto poco fa, prendete la puntina del vostro giradischi e piazzatela sul primo solco: l'apripista del disco è la canzone che gli dà il titolo, un ciclone carico di energia abbinato ad una spruzzata di orecchiabilità, che lo rende un episodio riuscito e incisivo. A ruota seguono "The Vengeful one" e "Open your eyes", fracassone quanto basta e sempre piacevoli all'ascolto, anche senza lasciare tracce indelebili nella memoria.
Il trittico di apertura però, ridefinisce lo stile dei Disturbed, rendendolo ancora più commerciale e appetibile alla massa, oltre a dare un indirizzo preciso a quello che seguirà dopo:melodia sì, ma accompagnata sempre da un suono mastodontico, pachidermico, carico. Dopo 15 minuti di assaggio, arriva un brano apparentemente tranquillo, che ad inganno svela le sue carte dopo pochi secondi:"The light" avrà pure la sua buone dose di elettronicismi che ammorbidiscono il sound, ma è un mid-tempo che gira attorno ad un ritornello titanico, dove il basso è talmente predominante da far tremare i vetri di casa:
"Like an unsung melody
The truth is waiting there for you to find it
It's not a blight, but a remedy
A clear reminder of how it began
Deep inside your memory
Turned away as you struggled to find it
You heard the call as you walked away
A voice of calm from within the silence
And for what seemed an eternity
You're waiting, hoping it would call out again
You heard the shadow reckoning
Then your fears seemed to keep you blinded
You held your guard as you walked away
When you think all is forsaken
Listen to me now (all is not forsaken)
You need never feel broken again
Sometimes darkness can show you the light..."
Le parole, seppur claustrofobiche, sono rabbiose e diventano quasi un manifesto automotivazionale, che si riassume in un'unica, vecchia verità che conosciamo tutti:spesso, è dopo aver toccato il fondo che inizia la risalita, e a volte sono le tenebre stesse a mostrarci la luce. Non è il massimo dell'originalità, certo, ma la voce strillata di David Draiman riesce a trasmettere il pensiero in maniera corretta e più efficace di tante altre canzoni sul tema.
Ora, dovete sapere che io vivo al quarto piano di una palazzina in pieno centro:ogni volta che suono "The light", sono convinto che quel basso che rimbomba e fuoriesce dalle casse come spari di cannone lo sentano fino al primo piano del mio stabile. Poco male, penso io, che si lamentassero pure, tanto ogni eventuale protesta sarebbe coperta dalla musica!
Anche "What you are waiting for" crea un bel pò di caos; infatti, è piuttosto esagitata e le sferzate di chitarra si susseguono una dietro l'altra:non oso immaginare dal vivo cosa possa provocare sotto al palco della band. La successiva "You're mine" è invece un pezzo "bubble-gum", con la batteria che martella di brutto mentre i riff chitarristici scortano la voce di Draiman fino all'arioso ritornello, autentico inno da stadio:
" I've begun to realize
That whenever I am with you
You deliver me from the pain in my life
Easy now to recognize
All the misery I have been through
It was beating me to submission
'Til the day you arrived
Certainly, I felt alive
Strength I had lost was revived
I'm mending inside and we both know why
'Cause you're mine
I knew I could be whole if you were mine
I'll vanquish any foe because you're mine..."
Il cingolato da guerra ha tante munizioni da sparare, come vedete:giunti a questo punto, uno potrebbe anche ritenersi soddisfatto, e invece pensate un pò? siamo solo a metà conflitto, e ci sono ancora diversi muri da abbattere; ed a proposito di muri, mentre scrivo - ed il giradischi continua a macinare musica - sento un rumore sospetto, come di pugni che battono sul muro. E se tendo l'orecchio, non è per caso una voce in sordina, quella che riecheggia lontana? Forse è solo un'impressione, ma potrebbe essere tranquillamente il vicino che sta battendo sulla parete sperando che lo senta imprecare e abbassi il volume.
Ma io me ne frego, e lascio suonare "Who" con il volume invariato; del resto, guai a disturbare l'ascolto di un gruppo che si chiama Disturbed. 
"Who" picchia come le altre canzoni ascoltate fino ad ora. E lo fa con decisione per circa 2 minuti e mezzo, fino ad arrivare ad un break acustico che sembra indirizzarla verso un epilogo più soft; in realtà è solo uno specchietto per le allodole, perchè riprende quasi subito ad infilare un riff dopo l'altro ricollegandosi al tema principale. Nel frattempo, mi è sembrato di sentire lo squillo del telefono:sicuramente sarà la signora del piano di sotto, mi dico; vorrà dirmene 4 a brutto muso, perchè tutto questo baccano proprio non lo sopporta.
Io cosa posso fare, se non puntarle il cannone della macchina da guerra che sto ascoltando, e fare fuoco? "Save our last goodbye" non ci va leggera e se la canto anche io a squarciagola, quella penserà addirittura che ho alzato il volume, e non ricevendo risposta potrebbe aver anche indirizzato le sue lamentele alla polizia, visto che ha il telefono in mano. Casualità vuole che anche a metà di "Save our last goodbye" ci sia il suono campionato di un telefono libero, con tanto di risposta.
Nonostante tutto, è inutile soffermarsi troppo su quel che accade intorno, perchè l'album non offre un attimo di pausa, e continua a picchiare duro con "Fire it up" (il titolo è tutto un programma) mentre la situazione all'esterno dovrebbe essere questa:la signora del piano di sotto avrà chiamato ormai la polizia, il vicino accanto non ha smesso un attimo di inveire contro il muro, quello di fronte si sarà attaccato al campanello di casa (che ovviamente non sento) e quello del primo piano si starà chiedendo da dove proviene tutto questo finimondo. 
Sono accerchiato, insomma, ma le raffiche di chitarre che si abbattono senza pietà all'improvviso lasciano spazio ad un momento atipico in questo contesto, ma tanto atteso:"The sound of silence" di Simon & Garfunkel, rivista, corretta e splendidamente interpretata da Draiman con la sua voce possente, è un pezzo che può mettere d'accordo tutti; mi permetto di alzare il volume, adesso sì, perchè voglio che si arrivi a sentire fino al palazzo di fronte:la forza, il pathos di certi pezzi storici della musica vanno oltre ogni diatriba, e meritano di raggiungere il più alto numero di orecchi possibile. "The sound of silence" era già un pezzo bellissimo in origine, delicato ed introspettivo:la versione dei Disturbed non solo gli rende onore, ma per certi versi gli è addirittura superiore, perchè una voce così ruvida si sposa benissimo con il suono malinconico di quelle note magiche, e perchè riesce a trasmettere rabbia e disperazione allo stesso tempo; senza alterarla o cambiarla troppo, riesce a regalare sensazioni completamente diverse rispetto alla versione originale:
"And in the naked light I saw
Ten thousand people, maybe more
People talking without speaking
People hearing without listening
People writing songs that voices never share
And no one dared
Disturb the sound of silence

"Fools" said I
"You do not know, silence like a cancer grows
Hear my words that I might teach you
Take my arms that I might reach you"
But my words like silent raindrops fell
And echoed
In the wells of silence

And the people bowed and prayed
To the neon god they made
And the sign flashed out its warning
In the words that it was forming
And the signs said:
The words of the prophets are written on the subway walls
And tenement halls
And whisper'd in the sounds of silence...
"
Ho fatto fatica persino a selezionare una parte di questo testo bellissimo, uno dei più belli di sempre:è pura poesia, un grido disperato ma reattivo nei confronti di un mondo vacuo, artefatto, privo di significato, dove le apparenze celano un vuoto espressivo e umano davvero inquietante:non è forse il ritratto della società attuale? eppure questa canzone è stata scritta 40 anni fa; "Le parole dei profeti sono scritte nei muri della metropolitana e nei saloni degli appartamenti, e sono sussurrate nel suono del silenzio" è una sacrosanta verità attuale, dove il dialogo tra gli individui troppe volte è disturbato da fattori esterni, quali tv, telefonini, computer, che ci isolano dalla civiltà e ci illudono di poter interagire senza per forza dover vivere, toccare. Il silenzio porta solitudine, e la solitudine ferisce, abbandona, sconforta. I veri profeti sono stati Simon & Garfunkel, all'epoca, quando hanno composto questa canzone che oggi è più attuale che mai; il rischio, enorme, che si è preso il gruppo americano nell'andare a toccare un brano così bello ha pagato:ne è venuta fuori una cover meravigliosa, acclamata dalla critica e che è valsa persino una nomination ai Grammy come miglior canzone rock (a dir la verità avrebbe anche meritato il premio, che inspiegabilmente è andato ad un pezzo di Bowie che di rock non ha assolutamente nulla).
Probabilmente la rivolta nel palazzo, nel frattempo si sarà calmata. E allora, perchè non calare un altro paio di bombette prima che le sirene facciano capolino e mi vengano a prelevare per aver disturbato il perenne silenzio? "Never wrong" è una mitragliata di parole che si sovrappongono ad un ritmo scatenato, degno compendio di tutto quello ascoltato fino ad ora:tornano così gli affondi di basso ad interpuntare il ritornello, ed arriva l'ennesima iniezione di energia e potenza. 
I vicini ora sono tutti sul pianerottolo, lo so:bussano alla porta, suonano,strillano e se potessero entrare in casa mi sequestrerebbero tutta l'apparecchiatura infernale da cui proviene quel rumore insopportabile di musica. Ma io no, non spengo; nè abbasso il volume, perchè ho ancora "Who taught you how to hate" da suonare ed ho deciso di andare fino in fondo; la consumo imperterrito, sebbene non aggiunga nulla di innovativo rispetto a quello che "Immortalized" ha offerto:è un altro pezzo piuttosto incazzato, ma più cadenzato di "Never wrong", sebbene la batteria sia un rullo compressore che lo rende un brano granitico e perfettamente adatto a chiudere il disco.
E' il momento di affrontare la folla condominiale impazzita:il giradischi si ferma, e per fortuna non sento sirene in avvicinamento:forse il confronto con la polizia sono riuscito a scamparlo.
Non squilla neanche il telefono:se lo ha fatto prima proprio non lo so, ma al momento è lì, silenzioso e privo di vita. Mi avvicino alla porta:non sento grida, nè schiamazzi. Nessuna protesta. Apro, e non c'è nessuno. Il vicino è silenzioso, forse si è rassegnato sin dall'inizio, o più semplicemente non è in casa. Sembra tutto tranquillo, il che è un bene:può darsi che abbiano capito che non ci sarebbe stato niente da fare, e che finchè il disco non fosse giunto alla fine, nessuno sarebbe riuscito nell'impresa di farmi spegnere lo stereo. Chissà, può darsi anche che abbiano apprezzato qualche passaggio, e se così fosse, ne sarei davvero soddisfatto. In ogni caso c'è calma piatta, e allora ho ancora tempo per fare qualche considerazione.
"Immortalized" è il sesto lavoro in studio dei Disturbed, è stato pubblicato a distanza di 5 anni dal precedente "Asylum" e si è andato a piazzare direttamente nella prima posizione di Billboard come i suoi predecessori:questo è un risultato non di poco conto per un gruppo che vive di pane e hard-rock; 
e sebbene dalle origini più nu-metal (con chiare influenze di gruppi come Korn e Deftones) si sia arrivati oggi ad un sound più alternative e commerciale, Draiman e soci nella loro evoluzione non hanno sbagliato un colpo. Questa loro ultima fatica vale la pena di essere ascoltata almeno una volta non solo dagli amanti del metal, ma da chiunque sappia apprezzare un disco di buona musica.
Mentre scrivo, mi soffermo sulla copertina del vinile:scruto la "mascotte" dei Disturbed, che, apprendo da Google, si chiama "The guy" ed è stato disegnato da Todd McFarlane, già creatore di "Spawn"; questo robottone dalle sembianze umane presente su gran parte delle copertine dei loro album con il suo sorriso diabolico, rappresenta in pieno l'essenza della band, nata circa 10 anni fa. Ed è il ritratto spudorato della loro proposta musicale, con tutta quella devastazione intorno e lui lì, impassibile e sorridente. E' lui il carro armato di cui parlavo prima, simbolo di guerra e devastazione; con quegli occhi luminosi - che sembrano quasi ammiccanti - sembra volermi invitare a riportarlo in vita. Guardo il piatto del giradischi, fermo, con il secondo vinile di "Immortalized", e la puntina al suo fianco in attesa di altri solchi da percorrere; ed allora riprendo il primo disco e lo rimetto in posizione di partenza:lato A. 
C'è decisamente troppa calma. Bisogna fare qualcosa. Bisogna disturbare il suono di questo silenzio.

VOTO : 8,5/10
BEST TRACKS : "NEVER WRONG", "THE SOUND OF SILENCE", "YOU'RE MINE", "THE LIGHT"