domenica 23 luglio 2017

RECENSIONE:DEATH SS - RESURRECTION (2013) + BEYOND RESURRECTION (2017)

DEATH SS - RESURRECTION (2013) +
BEYOND RESURRECTION (2017)
LABEL: SELF/LUCIFER RISING
FORMAT : 2 LP+CD (RESURRECTION)
          2 DVD+LP (BEYOND RESURRECTION)







Caro Steve Sylvester,
è arrivato il momento di rendere omaggio a te ed ai Death SS anche in questa sede, per celebrare...beh, sì, sembra incredibile, ma è così: 40 anni di carriera. 40 anni, ti rendi conto? 40 e non sentirli. 
Ne è passata di acqua sotto i ponti, vero Steve? All'epoca, non seguivo ancora il gruppo, ma più volte ho sentito citare e ricordare le battaglie per portare avanti questo progetto esoterico/horrorifico; progetto che non andava giù alla società di allora, bacchettona e "purista", che ad un tratto sembrava averla spuntata, cancellando la band dal panorama musicale per quasi un decennio. Arrivati ai giorni nostri, il discorso é ben diverso:i Death SS, dopo un percorso musicale invidiabile e mille peripezie, sono stati riconosciuti come emblema del metal nostrano, veterani e pionieri di un genere che prima veniva etichettato come proibito ed immorale sul finire degli anni 70, mentre adesso non scandalizza più. 
Credo che non ci sia bisogno di presentare un nome che è in circolo da ben 4 decadi, come credo sia inutile soffermarsi a parlare del sottogenere creato e sviluppato dai Death SS, la cosidetta "Horror music"; penso invece, che sia più opportuno andare ad analizzare direttamente l'aspetto tecnico e musicale di "Resurrection", perchè di cose da dire ce ne sono già a bizzeffe.
E così, ho colto l'occasione dell'uscita del doppio dvd celebrativo di questo anniversario, per parlare anche del disco correlato nonchè ultima fatica in studio del combo, che già risale a 4 anni fa ma che è ancora viva nella mente e nelle orecchie dei fans del gruppo. 
Del resto, le due cose sono strettamente collegate:"Beyond resurrection" è un video-album, dove tutti i brani del disco vengono riproposti in videoclips - alcuni inediti, altri già usciti all'epoca della promozione del disco - corredato da 2 documentari molto interessanti e da una performance live (riproposta anche in cd) davvero da incorniciare. Tanta roba, insomma, e per andare con ordine è bene partire da "Resurrection", che è un album che ci restituisce i Death SS in splendida forma, a distanza di ben 7 anni dal precedente "The 7th seal", che aveva chiuso un cerchio produttivo ed un cammino ideologico. Il titolo non è stato scelto a caso:questa è una vera e propria resurrezione del discorso artistico tracciato dal gruppo, con una variante se vogliamo ancor più teatrale e dal taglio cinematografico, che speriamo apra un nuovo ciclo per gli anni a venire. 
"Resurrection" è, in effetti, una raccolta della produzione dei Death SS dal 2009 al 2013; contiene infatti, numerosi brani che sono stati composti ed incisi per film indipendenti, fiction e provenienti da progetti non ancora sviluppati; questi pezzi, si alternano con produzioni studiate strettamente per il disco, che si riallaccia in modo prepotente alle tematiche già affrontate con "Do what thou wilt" del 1997, uno dei migliori dischi metal di sempre non solo in ambito italiano, ma anche a livello internazionale. Quel manifesto musicale delle opere filosofiche a sfondo esoterico di Aleister Crowley credo sia stato una pietra miliare dell'intera carriera dei Death SS,caro Steve; un autentico capolavoro senza tempo. Tornando ai giorni nostri, e prima di entrare nello specifico, vorrei menzionare l'autore di entrambe le copertine (disco e dvd), Emanuele Taglietti, già autore di diverse serie di fumetti per adulti (da "Zora la vampira" a "Cimiteria", per citarne alcuni) che a mio avviso ha fatto un ottimo lavoro, semplice e diretto, realizzando probabilmente uno dei sogni del deus ex-machina, grande appassionato di questo tipo di pubblicazioni.
E così, con la puntina pronta a suonare un pò di metal "comecristocomanda" (Steve, so che apprezzerai questo modo di dire), mi accingo a ributtarmi in quelle atmosfere che provai il giorno che ascoltai "The story of" e "Do what thou wilt" (i miei primi due acquisti targati Death SS):atmosfere malate e macabre, che puzzano di tomba e cimiteri, umidità e vecchiume; non trovo altri riferimenti per descriverle, ricordo solo che questo fu l'impatto che ebbi all'epoca e che mi è rimasto tutt'ora addosso; è come quegli odori che ci ricordano determinate cose dell'infanzia, alcune persone o degli avvenimenti particolari. Ricordi belli, in ogni caso. Ecco, ogni volta che vado a riascoltare un qualcosa legato ai Death SS, io sento quell'odore unico ed inimitabile di lapide e di cantina umidiccia:che ci posso fare?
Il disco si apre con il brano più vecchio come data di creazione (risale al 2009), posizionato non a caso in apertura, poichè il titolo, "Revived", è tutto un programma:le casse iniziano a tamburreggiare su un intro elettronico (che ricorda molto da vicino alcuni passaggi di "Panic"), con la voce di Steve Sylvester subito minacciosa che anticipa l'entrata di tutti gli strumenti fino al refrain potente e trascinante:
"I've gone to see hell
And now I've come back
I fought with the devil
And broken our pact
All the lives I had
I've not spent them all
I have more things to do
Before darkness falls [...]
Ashes to ashes
Dust to dust
Nothing to forgive
No one to trust
Now I'm here again
In need of resurrection
Now I want to change
And find a new direction
I died to forget
The pain I felt inside
My fight goes on again
But still I know I'll have to die
I'll die!
I know I have to die
But then I'll be revived!
"

La potenza della musica abbinata al cantato offre un incipit spettacolare al disco; i Death SS sono stati all'inferno ed ora sono tornati ("I've gone to see hell and now I've come back"), la resurrezione è la prosecuzione di un percorso in una chiave spirituale diversa ("now I want to change and find a new direction") che anche se morirà, poi tornerà sempre in vita ("I know I have to die but then I'll be revived"). C'è molto di autobiografico in questa canzone, e non solo relativamente all'ultimo periodo; riguarda un pò tutta la storia del gruppo, che nonostante tutti i trascorsi, i cambi di formazione, la crisi, gli abbandoni ed i ritorni, eccolo qua, ancora in piena forma e (cosa non scontata) con ancora molto da dire.
"Revived" è anche stata utilizzata per un episodio della serie tv "L'ispettore Coliandro", risalente al 2009, che vede i Death SS protagonisti della puntata. All'epoca venne utilizzata una versione leggermente diversa da quella pubblicata sul disco, che risulta più elaborata e arrangiata.
Inoltre, con questo brano si inaugura l'alternanza fra brani tratti da film e serie tv, e pezzi completamente inediti; la successiva "The crimson shine" infatti, non è legata a nessun cortometraggio e sembra provenire direttamente dalle sessions di "Do what thou wilt"; ritorna la tematica tanto cara a Sylvester, ispirata alle opere a sfondo esoterico di Aleister Crowley, fondatore del moderno occultismo e fonte di ispirazione per il satanismo.
I richiami a "Scarlet woman" sono evidenti, sebbene "Crimson shine" conservi una struttura del tutto originale e ben distinta, che senza dubbio lo rende brano piacevole all'ascolto; gli assi nella manica del disco, però, devono ancora arrivare:c'è tempo per riscaldarsi ulteriormente con "The darkest night", altra composizione prestata al film dallo stesso titolo di Salvatore Vitiello, prodotto dalla "Scuola di cinema indipendente". Il pezzo era già uscito su un E.P. antecedente alla release del disco (ed allegato successivamente alla release in dvd del film) e riesce a trasmettere la stessa angoscia che pervade il film, dove un serial killer insegue la sua vittima nel cuore della notte. "The darkest night" è un brano gradevole, che però ha la pecca di essere troppo "standardizzato" in un disco dove ci sono degli autentici capolavori; il primo di questi, è senza dubbio "Dyonisus", dalla chiara connotazione gotica in stile anni 80, e per questo forse uno degli episodi più accessibili ad un pubblico neutro (non metallaro, quindi). "Dionysus" ti rimane in testa sin dal primo ascolto, con la splendida apertura tastieristica alla quale, nel giro di pochi secondi, si aggiungono le chitarre. Ritorna Crowley, ed infatti il brano è un inno al dio greco dell'estasi e della liberazione dei sensi (Dioniso):
"You bring the wine of love from the gold barrels of the sun
You spread all pleasures of this life and joy to everyone
We will dance with you through enchanted hills 

and moonlight woods
Our joyful chants will praise aloud your name all along the route
The rocks and trees are yours and everything that's on the hill
You lead us all forever with the power of your will...
"

Torna il tanto caro "Power of your will - il potere del tuo volere", che è uno dei capisaldi dell'intera produzione crowleyana, e sul quale era stato interamente costruito il precedente "Do what thou wilt - fa ciò che vuoi". Ma con "Dionysus" si registra anche un ulteriore miglioramento a livello compositivo, che nulla ha da invidiare ai mostri sacri del genere. La struttura semplice del brano viene interpuntata da un break meraviglioso, con una voce femminile narrante che fa da apripista ad un assolo da brividi che riporta direttamente al tema principale, a conclusione di una canzone splendidamente realizzata.
L'altalena tra temi strettamente esoterici e ispirati dal mondo del cinema prosegue con "Eaters", scritta per un film horror/splatter sugli zombie. I riff potenti si susseguono uno dopo l'altro, ricordando per la loro irruenza sia alcuni dei primi lavori del gruppo, sia certi passaggi di "Humanomalies"; "Eaters" è tiratissima e adattissima ad un pogo sfrenato nei concerti, ma è anche una pausa necessaria prima di un altro grandissimo pezzo, forse il migliore di tutto il disco, "Star in sight".
Nasce con delle note di pianoforte, si sviluppa grazie alle chitarre, e quando irrompe la batteria già hai capito che "Star in sight" è un highlight dell'album. Il ritornello è qualcosa di pazzesco, indovinato ed orecchiabile; splendida ne è la preparazione, con la voce di Steve Sylvester che sale improvvisamente di tonalità fino a scatenarlo. Giuro, non avrei avuto paura a proporlo persino in una radio commerciale:
"Your head in darkness
Your foots into the mud
Yo're full of questions
Your body is racked with pain
Your wretched fate has killed all your hopes
You are enslaved, you're crawling in the dark
You're just confused, you wondering in dream
You're scared to die and you can't find a way
You've left behind the science and the false gods
And now you falling, and now you falling down
If life is just turturing you
If hope of love has gone
If you have lost the strength to fight
You search your Star in Sight..
"

Le lyrics sono ancora una volta improntate su un poema di Crowley dal titolo "One star sight", che invita a cercare una forza interiore per affrontare tutte le problematiche legate alla propria esistenza.
E' quasi un manifesto automotivazionale, che meriterebbe di essere affisso davanti ai propri occhi ogni volta che ci sentiamo braccati, stanchi e svuotati da una vita dove le sofferenze sono sempre dietro l'angolo, e nel grande disegno complessivo sono sempre superiori rispetto ai momenti spensierati e felici.
Dopo aver assestato dei colpi di tale portata, "Resurrection" allenta un pochino la presa:"Ogre's lullaby" è piuttosto pesante ed ostica all'ascolto, senza dubbio il brano più tosto e claustrofobico dell'intero disco. Traspare da esso una certa inquietudine, ed ammetto di non aver visto il film ad esso legato ("Paura 3D" dei Manetti Bros...riparerò nell'immediato futuro a questa lacuna) ma ammetto sinceramente di averlo capito poco, e per questo spesso sono portato a saltarlo. "Santa muerte" torna a rappresentare un estratto dalle fattezze televisive:è infatti, la sigla di "Squadra Investigativa Speciale"; non aggiunge nulla di nuovo al disco, ma scorre gradevole, in attesa che i Death SS sgancino qualche altra bomba.
Bomba che non tarda ad arrivare:"The devil's graal" è un altro grande pezzo, un mid-tempo ben strutturato e cadenzato, aperto da inquietanti arpeggi di chitarra e basso, che ricordano apertamente le vecchie produzione della band (mi viene in mente "Kings of evil", ma anche "Black and violet" per dirne alcune). Dal dvd, si capisce come la canzone sia nata da un progetto di sceneggiatura non ancora terminato di Steve Sylvester, secondo il quale una setta segreta il cui simbolo è la coppa del diavolo, sarebbe in qualche modo legata agli omicidi del mostro di Firenze. Mi auguro che prima o poi questo progetto prenda corpo e venga ultimato, perchè le linee tracciate sembrano molto intriganti ed originali.
La successiva "The song of adoration" è una suite lunga più di 9 minuti, che passano quasi senza che l'ascoltatore se ne accorga (succede, quando le canzoni sono ben riuscite). Ai limiti del progressive, il pezzo vede la partecipazione di un'orchestra di 8 elementi; Steve Sylvester la definisce "un trip magico esoterico e sperimentale", ed è anche questa ispirata dal "Book of the law" di Aleister Crowley
Sebbene abbia già ampiamente ottenuto un risultato più che soddisfacente, "Resurrection" regala anche altri due brani niente male in chiusura:sia "Precognition" (altra colonna sonora di un film che non ha ancora visto la luce ed intitolato, per l'appunto "Precognizioni") che la divertente "Bad luck", dedicata dai Death SS ai detrattori che dicono che il gruppo porti sfortuna (!), sono episodi accattivanti e gradevoli all'ascolto. Curioso il video di quest'ultima, ovviamente presente nel doppio dvd, che altro non è che un cartone animato ispirato a quelli della Marvel, un'idea del tutto originale ed apprezzabile, che mai ti saresti aspettato dal gruppo. 
Questa resurrezione dei Death SS, come già detto, ha avuto un corso molto lungo che continua a svilupparsi:il doppio dvd uscito in questi giorni ne è la riprova; è davvero interessante riascoltare il disco in chiave visiva, ma le vere "perle" di questa nuova uscita sono il documentario di Freddy Delirio sullo Sweden Rock Festival del 2014, dove i Death SS sono stati headliners di una serata, ed il comparto live, dove oltre ad alcuni dei successi storici della band ("Scarlet woman", "Heavy demons" e "Vampire") si possono gustare le performance dal vivo di alcuni dei pezzi contenuti in "Resurrection".
Tornando a noi, caro Steve, grazie per averci regalato un nuovo capitolo dei tuoi Death SS. "Resurrection" è una pietra miliare che si lega con un doppio nodo scorsoio al passato, ed allo stesso tempo è anche l'incipit da cui far partire una nuova serie di progetti legati al gruppo; nonostante la prolificità non sia quella dei tempi andati, sono certo che sentiremo presto parlare ancora della band. 
A discapito del significato originario del nome che hai creato (In Death of Steve Sylvester), questa morte annunciata tanti anni fa in realtà non è mai avvenuta. La dimostrazione è chiara e lampante, e l'abbiamo sotto gli occhi:"Beyond Resurrection", oltre ad essere uno splendido regalo per i fans di lunga data, mi sembra una celebrazione con i fiocchi per quella che ormai è la heavy-band italiana per autonomasia, ed un ottimo pretesto per perpetuare la leggenda dei Death SS.  (R.D.B.)

VOTO: 8,5/10 (ALBUM)  8 (2 DVD+CD LIVE)
BEST TRACKS : "DIONYSUS", "STAR IN SIGHT", "THE DEVIL'S GRAAL", "REVIVED", "THE CRIMSON SHINE".
 




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