giovedì 13 luglio 2017

RECENSIONE:KATY PERRY - WITNESS (2017)

KATY PERRY - WITNESS (2017)
LABEL : CAPITOL
FORMAT : DIGITAL DOWNLOAD




Può la scelta di un singolo - giusta o sbagliata che sia - determinare il successo di un album? Sì, in parte. 
Può essere lo specchio di quello che poi è l'opera completa? 
No, assolutamente no.
Ho posto queste domande come incipit per un motivo semplice:Katy Perry appena 7 anni fa, piazzava ben 5 singoli tratti dall'abum "Teenage dream" al numero 1 delle classifiche USA (record detenuto dal solo Michael Jackson con l'abum "Bad" prima di allora). "Teenage dream" chiuse con qualcosa come 7 milioni di copie vendute ed un enorme successo, che portò Katy Perry tra i più grandi nomi del pop mondiale. Il successivo "Prism" del 2014 non fece che confermarne lo status di popstar a tutto tondo, anche se in termini di vendite non riuscì nell'impresa del precedente album.
"Witness" è il quarto album della cantautrice americana, e purtroppo non è partito alla grande come, all'inizio, in molti credevano. I reali motivi possono essere riconducibili al ricambio generazionale (si sa, crearsi fans nuovi non è per niente facile e mantenere quelli che si hanno già è complicatissimo), una promozione originale ma poco compresa, un singolo con tanto di video piuttosto scialbo ed anonimo, e le classifiche sempre più statiche e pilotate dalle major, che se vogliono spingerti ti fanno vendere, se ti considerano "merce vecchia" sono pronte a trattarti come il cartone del latte scaduto.
Eppure, appena un anno fa Katy Perry aveva sfornato un brano ("Rise") per le olimpiadi di Rio 2016 da brividi, emozionante, carico di pathos, e splendidamente interpretato.
Il singolo di lancio di questa nuova fatica, "Chained to the Rhythm" (che vede la partecipazione di Skip Marley...non fatemelo andare a cercare, ma credo che sia uno dei 131 nipoti di Bob, ogni tanto ne sbuca fuori uno) non ha riscosso grossissimi favori di critica, eppure spacca di brutto. 
Costruito su un tappeto raggae danzereccio, esplode in un ritornello da far invidia alla marea di canzoncine che vengono passate in radio e che tentano la scalata al successo, e ti rimane in testa con una facilità disarmante:
"Turn it up, it's your favorite song
Dance, dance, dance to the distortion
Turn it up, keep it on repeat
Stumbling around like a wasted zombie
Yeah, we think we're free
Drink, this one is on me
We're all chained to the rhythm
To the rhythm to the rhythm...
"

Insomma, è un brano che mette allegria, è ballabile e si canta che è una bellezza, e quindi le premesse per un nuovo, ottimo lavoro della Perry c'erano tutte. Poi il primo colpo di genio:l'idea di lanciare un nuovo singolo, "Bon appetit", girando per Times Square a bordo di un furgoncino che sparava la canzone a tutto volume mentre lei offriva torta di ciliegie ai fans accorsi per l'evento. Nonostante questo, "Bon appetit" è stata accolta piuttosto maluccio un pò da tutti, perchè in effetti è una pezzo senza grosse pretese, piuttosto insulso, troppo banale ed, almeno sotto il piano musicale, insignificante. Il testo, invece, un senso ce l'ha:è tutta una metafora culinaria che in realtà cela un significato sessuale piuttosto spinto, dove un ragazzo viene invitato ad assaggiare la sua specialità (...) appena sfornata, spargendola come un buffet sul tavolo:
"'Cause I'm all that you want, boy
All that you can have, boy
Got me spread like a buffet
Bon a, bon appétit, baby
Appetite for seduction
Fresh out the oven
Melt in your mouth kind of lovin'
Bon a, bon appétit, baby...
"

Doppi sensi a parte (che comunque colpiscono l'immaginario di chi li coglie perchè lei è proprio una bella donna), il pezzo è debole e non adatto a promuovere un album in tempi di vacche magre come questi, dove se si hanno delle buone cartucce bisogna spararle tutte e (quasi) subito. E infatti ha floppato, trascinando con sè anche il terzo estratto, "Swish Swish", lanciato in fretta e furia quasi per riparare al danno. In qualche modo, è riuscito anche nell'intento non voluto di inficiare un pochino tutta la promozione del nuovo lavoro, tant'è che la Perry è corsa ai riparti con un'altra idea geniale:ha lanciato su youtube il "Witness Worldwide", una diretta esclusiva di 96 ore dove si è lasciata riprendere in una casa in stile del tutto simile a quello del "Grande Fratello", con un via vai di ospiti e fans che ogni tanto si affacciavano all'interno dell'appartamento. 
La trovata pubblicitaria? in sottofondo c'era quasi sempre l'intero album a suonare. Un'idea originalissima per promuovere l'uscita del disco, che ha sicuramente attirato i fans della cantante per "spiarla" mentre canticchia le sue canzoni, chiacchiera con gli ospiti, mangia e dorme; ma quanta visibilità può aver portato verso chi non la segue? 
Dicevamo di "Swish Swish":ad un primo ascolto, sembra di essere saliti sulla DeLorean di "Ritorno al futuro" per ritrovarsi catapultati direttamente alla fine degli anni '90, quando la musica house spopolava nelle discoteche; e infatti proprio da quel mondo, e per essere più precisi da un brano di Fatboy Slim, proviene un campionamento presente nel brano. Il tappeto sonoro è dunque accattivante, ed ha quel giusto tocco di revival che lo rende gradevole e di facile presa all'ascolto, oltre ad avere tutti i crismi per essere sparato in continuazione sia nelle radio che nei club. 
La partecipazione di Nicki Minaj, inoltre, offre un appeal ancora più profondo al pezzo, rimandando a delle sonorità tipicamente R&B che ne giustificano anche la presenza in una eventuale scaletta di musica black.
"Swish Swish" è senza dubbio uno dei punti di forza di "Witness", ma non l'unico:c'è una manciata di brani che regge alla grande il confronto, quasi tutti posizionati nella prima parte del disco. 
Poi questa verve si perde un pò, evapora, e questo porta l'album ad essere un disco double-face, in chiaro e scuro, con ottimi spunti ma anche con diverse imperfezioni e passaggi a vuoto.
L'opener è la canzone che dà il titolo all'album,  e riprende un pò le sonorità di "Rise" per poi librarsi in un ritornello più arioso e ritmato; molto bello il bridge e l'accostamento strofe cupe-refrain solare, che sopperiscono ad un pochino di mancanza di incisività. La successiva "Hey Hey Hey" è un mid-tempo elettronico, che ricorda a tratti "E.T." ed in altri "Dark horse", senza però avere lo stesso vigore dei successi appena citati. In un certo senso, nel contesto del disco funziona, specie se poi, come prevedibile, diventa apripista di un pezzo veramente forte come "Roulette". Tornano le sonorità anni '90 ma rielaborate stavolta ai giorni nostri in modo davvero superbo; questa terza traccia è quanto di meglio si possa chiedere ad un disco di puro pop:orecchiabile, magnetica, esaltante ed in alcuni passaggi irresistibile. Dura 3 minuti scarsi, ed è un peccato perchè anche se avesse avuto il doppio del minutaggio, probabilmente non avrebbe annoiato nessuno:
"Big city lights
Got me flirting with fire
Tonight I'ma let my hair down, have a few rounds and
Just let go
Like roulette, oh oh
Wanna close my eyes and roll it with you
Like roulette, oh oh
Wanna lose control and forget with you...
"

Il testo di per sè non è niente di così profondo e significativo, se non un invito ad abbandonare tutti i problemi quotidiani per seguire il corso di una vita sfrenata che gira come una roulette. 
Non sorprende che in fase di produzione e composizione compaia il nome di Max Martin, già autore di enormi successi dei Backstreet Boys, Britney Spears, Nsync ed Avril Lavigne.
Giunge il momento di "Swish Swish", di cui ho già ampiamente parlato, che abbinato a "Deja-vu" (terzo episodio "dance" in successione), va a chiudere un trittico da urlo che per la Perry poteva essere il filone vincente di un ottimo disco, forse il migliore della sua carriera. 
Ma quando parte "Power", questo pensiero viene immediatamente smontato; non tanto perchè non sia un brano valido, quanto perchè si percepisce chiaramente il dislivello tra le proposte precedenti e questo pezzo che lascia un pò interdetti, per la sua iperproduzione troppo "copia-incolla" che confonde un pò l'ascoltatore. Quella batteria elettronica che irrompe continuamente in ogni parte della canzone poi, un pò scoccia, e risulta essere a volte fastidiosa.
"Mind maze" è una gradevole ballata piazzata con furbizia dopo un momento così così; peccato solo per l'uso dell'autotune, non eccessivo ma chiaramente udibile, perchè Katy Perry ha le capacità per lavorare - almeno in studio - su pezzi del genere senza l'aiuto di questa tecnica che rende il tutto un pò troppo plastificato. Ed infatti, basta proseguire l'ascolto verso la traccia seguente, per trovare conferma a ciò che ho appena detto:"Miss you more" è un'altra ballad, ma stavolta la voce è limpida e chiara, e pur senza regalare chissà quale innovazione, la sua semplicità e la linearità con cui è sviluppata la rende una grande canzone, che non sfigurerebbe di fronte ad altri classici del genere. "Miss you more" è senza dubbio un altro punto forte di "Witness", che non molla la presa, proseguendo su ottimi livelli grazie a "Chained to the rhythm", ma poi si arena improvvisamente ed appassisce progressivamente come ad un fiore a cui non arriva più acqua; infatti, nè "Tsunami", nè "Save as draft", nè "Pendulum" riescono ad avere lo stesso smalto e la stessa freschezza dei brani precedenti, con "Pendulum" che, se non altro, ci si avvicina un pochino di più rispetto agli altri due. Nel mezzo di questo blocco, poi, è posizionata "Bon appetit", e questo non fa altro che aumentare i dubbi e i timori che il disco si sia un pochino perso, e che magari di alcune tracce se ne poteva tranquillamente fare a meno. A salvare comunque tutta la seconda parte di "Witness" arrivano in soccorso "Bigger than me", che è sì un brano pop senza grosse pretese ma abbastanza coinvolgente, e soprattutto la finale "Into me you see", splendida prova vocale accompagnata da pianoforte ed archi, con un bridge indovinato che si apre in un ritornello meraviglioso.
La deluxe edition aggiunge al lotto altri 2 brani (non ce n'era proprio bisogno miss Perry! ma grazie), "Dance with the devil" e "Act my age", con quest'ultimo che ricorda da vicino "Teenage dream" (anzi, ne è quasi una copia spudorata), motivo per cui probabilmente è stato relegato al ruolo di bonus track.
Questa ulteriore aggiunta porta il totale delle canzoni proposte a 17:una vera e propria scorpacciata. E' evidente come, se la Perry si fosse tenuta un pò più "stretta" proponendo un "Witness" più concentrato e meno diluito, avrebbe forse dato alle stampe un mezzo capolavoro. Così invece, ad un primo ascolto confonde un pò le idee, e per apprezzarlo appieno bisogna tornarci su più di una volta per poterne poi estrapolare i passaggi migliori. Questo è un difetto non di poco conto, perchè allontana gli ascoltatori meno attenti e poco pazienti, che poi etichettano il lavoro complessivo come mediocre e prolisso. 
In realtà, questo nuovo album di Katy Perry va ascoltato a piccole dosi, possibilmente non nella sua totalità, facendo una cernita tra quel che di buono propone (che non è poco, ed è ben al di sopra della media di tanti album pop in circolazione) e quello che può essere, almeno al momento, trascurabile.
Mentre scrivo, il "danno" provocato da "Bon appetit" ha fatto sì che l'abum, dopo una prima impennata di vendite stia inesorabilmente crollando nelle classifiche. Mi auguro che non venga fatto lo stesso errore in cui sono già incappati altri artisti (anche se la colpa, a mio avviso, è in gran parte delle loro case discografiche) che hanno lasciato "morire" il disco chiudendone la promozione dopo pochi mesi dall'uscita:qui le possibilità di risollevarne le sorti ci sono, ed urge il lancio di un nuovo singolo a breve. Se la Capitol non ha intenzione di investire ulteriormente in un lavoro ancora fresco di stampa, spero che almeno Katy Perry sforni qualche altro pasticcino succoso; più che altro per dimostrare che anche se non si ha fame, l'appetito vien mangiando. (R.D.B.)

VOTO : 7/10
BEST TRACKS : "CHAINED TO THE RHYTHM", "SWISH SWISH", "ROULETTE", "INTO ME YOU SEE".









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