lunedì 28 agosto 2017

RECENSIONE:MICHAEL JACKSON - BAD (1987)


MICHAEL JACKSON - BAD (1987)
LABEL : EPIC RECORDS
FORMAT : LP





No, questa non è per niente facile. Come poter scrivere in modo neutrale di quello che io considero, in assoluto, il mio album preferito? Cercherò di inquadrarlo storicamente, di farne una cronaca strettamente artistica e di limitare il più possibile i giudizi personali; mi sembra ovvio, è l'unica strada per riuscire ad essere imparziale. Il dilemma, prima di iniziare a scrivere è stato questo:se non assegno il massimo voto a "Bad" di Michael Jackson, a quale altro disco potrei metterlo? Alla fine, dopo diverse considerazioni e senza neanche pensarci troppo, il dilemma l'ho risolto. E quindi, se volete già da subito togliervi lo sfizio di sapere che voto avrà questo album, scorrete pure la pagina fino in fondo. Le motivazioni, invece, ve le potrete ricavare qui di seguito, traendo delle conclusioni da quello che sto per raccontare.
Per farlo, è necessario montare sulla macchina del tempo e tornare esattamente al luglio del 1987, ovvero trent'anni fa, precisi precisi. Già, perchè la scelta di parlare di questo disco proprio adesso, è tutto tranne che casuale:festeggia il suo trentennale, ok; ma ho deciso di pubblicare questo post oggi, 29 agosto, perchè è la ricorrenza del compleanno del re del pop. Un'ulteriore coincidenza, è che "Bad" usciva, nel 1987, proprio alla fine di agosto:una catena di eventi del genere, perdonatemi, andava celebrata a dovere.
Il Michael Jackson che si affaccia ai primi mesi del 1987, è un'artista che si porta sulle spalle un fardello enorme:l'ingombrante e mastodontico successo del precedente "Thriller" che, datato dicembre 1982, viene riconosciuto proprio nei primi mesi dell'anno come "album più venduto di tutti i tempi" dal guinness dei primati. Nei 4quattro anni e pochi mesi trascorsi tra l'uscita del disco dei record e l'inizio dell'87, Jackson ha scritto e prodotto "We are the world", riunendo un cast stellare nel progetto "Usa for Afrika", ha fatto qualche comparsata in dischi altrui (Diana Ross, Rockwell e il fratello Jermaine), e partecipato da protagonista ad un mini-film in esclusiva per la Disney, "Captain Eo" (diretto da George Lucas e Steven Spielberg), contenente due brani inediti incisi per l'occasione a far da colonna sonora. Stop. Un pò pochino, tant'è che la stampa - impietosa come sempre - pur di vendere sfruttandone il nome, inventa storie poco credibili, gossip e falsità varie sull'artista, giocando anche sulla mancanza di apparizioni pubbliche, e su una totale assenza di interviste e notizie circa nuovi progetti. I fans, inoltre, sono al limite della pazienza, visto che il successore di "Thriller" viene annunciato da ormai un paio di anni e sistematicamente rimandato. 
I JUST CAN'T STOP LOVING YOU 12'' LIMITED
Ma il 1987 nasce sotto una buona stella, le voci su un'imminente comeback iniziano a diventare sempre più insistenti e diventano poi realtà nel mese di luglio, quando nei negozi viene distribuito il singolo che anticipa l'uscita dell'album (prevista un mese dopo), "I just can't stop loving you". Perchè tutti questi rinvii, e tanti anni di attesa? Si potrebbe riassumere questo ritardo con poco, citando le parole testuali del produttore Quincy Jones, con il quale Jackson aveva già collaborato negli album precedenti:"Ho avuto come l'impressione che Michael trovasse ogni scusa per evitare di affrontare l'inizio di un nuovo disco". Chiunque avrebbe avvertito questo tipo di pressione; "Thriller" sarebbe stato termine di paragone (con il nuovo lavoro che sarebbe stato per forza di cose perdente) e metro di giudizio per il mondo intero, e Michael Jackson non solo voleva proporre un disco all'altezza, ma addirittura migliore, sia a livello qualitativo che in termini di vendite:il primo obiettivo, a conti fatti, verrà centrato in pieno, non il secondo che, del resto, si rivelerà come un'impresa ai limiti dell'impossibile ("Bad" è comunque ancora oggi nella top 10 degli album più venduti:meglio specificarlo per evitare che qualcuno possa pensare che sia stato un flop).
E così partecipo anche io, a distanza di tanti anni, al giochetto che in molti pregustavano all'epoca dell'uscita del nuovo disco:se proprio vogliamo paragonarlo a "Thriller", "Bad" è un album più maturo rispetto al suo predecessore; è meno black e più pop, e senza dubbio offre un sound più moderno ed elaborato. 
Più di tutto, colpisce la capacità di avere tutti i brani (tranne uno) pubblicati come singolo (i primi cinque, a cavallo tra il 1987 e 1988 riescono a piazzarsi tutti al numero 1 in USA, segnando un ulteriore record a favore della popstar), il che lo rende una sorta di "greatest hits"; credo, a memoria, che in rapporto al numero di brani proposti non esista lavoro discografico capace di tanto.
"Bad" diventa, inoltre, un ulteriore passo in avanti per la carriera di Michael Jackson:è il trampolino di lancio per il primo tour da solista, il "Bad Tour", ovviamente campione di incassi, e genera la bellezza di 10 video ed un film ("Moonwalker") che ne conferma le doti di intrattenitore, innovatore, ed artista completo, iconico, istrionico, unico nel suo genere.
Senza dubbio, si tratta di un album universale, che può piacere a qualsiasi amante della musica; è un miscuglio incredibile di sonorità provenienti da un pò tutti i generi:c'è R&B, c'è soul, gospel, rock ed (ovviamente) pop. 
Ma è soprattutto un album dall'anima dance, con degli autentici classici da pista da ballo.
MICHAEL JACKSON - BAD
Il disco si apre con la title-track:quattro minuti tiratissimi di puro synth-pop, e di sicuro impatto:è qui che si intuisce l'evoluzione di Michael Jackson come cantante ed interprete, ed è qui che si ha da subito la certezza che il tocco magico del re del pop è tutt'altro che esaurito. "Bad" travolge con una base ritmica scandita alla perfezione ed arrangiata in modo superbo, dove la voce di Michael si muove costruendo un percorso melodico che fa perno su un ritornello di facile presa e travolgente. Lo splendido assolo di Hammond a metà canzone, ricordo nostalgico degli anni 60, è in netto contrasto con la base ancor oggi attualissima, caratteristica che possiamo ritrovare in tanti successi anche più datati di Jackson (immaginate di sentire oggi in radio una "Billie Jean", una "Rock with you" o una "Beat it" presentata come "novità", e ditemi se non ho ragione). 
THE WAY YOU MAKE ME FEEL JAPANESE 12'' SINGLE
La successiva "The way you make me feel" segue lo stesso percorso danzereccio, assalendo l'ascoltatore con delle percussioni ossessive su cui si dipana lo sviluppo della melodia; il cantato di Michael, che tocca note altissime ai limiti del falsetto, viene interpuntato dai cori nel ritornello, creando un impasto azzeccato e fulminante. Il terzo solco è un capolavoro di musica elettronica, originalissimo sia nella produzione che nell'interpretazione:"Speed demon" parte (letteralmente e musicalmente) con una sgasata di motore, sulla quale si sviluppa una base dal ricchissimo arrangiamento, fatto di chitarre, synclavier e sax. La voce, ruvida e tirata nelle strofe, nel bridge diventa improvvisamente un falsetto pazzesco; va considerata a tutti gli effetti come uno strumento aggiuntivo che si amalgama alla perfezione ad un vero e proprio concerto dalle sonorità più disparate, da ascoltare in autostrada sulla corsia di sorpasso, con il piede sull'acceleratore pigiato al massimo. Considerato un pezzo minore del disco, in realtà "Speed demon" è un'autentica genialata di musica sintetica e campionata:roba da far invidia a chi, oggi, lavora quasi totalmente una base davanti ad un pc.
LIBERIAN GIRL RARE UK 12'' B/W YOU CAN'T WIN
Dopo tre stilettate senza respiro, arriva il primo lento, e signori, lasciatemelo dire:che lento! "Liberian girl" è pura poesia per le orecchie, una manciata di minuti carichi di intensità in cui si susseguono tastiere evocative e percussioni africane; una splendida ballad, affascinante e ricca di sfumature, interpretata magistralmente da Michael. Provate ad ascoltarla sdraiati, al buio, in cuffia:vi accorgerete che questa è musica che vive e respira, e vi porterà - anche se per poco - in un'altra dimensione.
La facciata A dell'album si chiude con "Just good friends", duetto d'eccezione con Stevie Wonder:anche se il brano di per sè non è niente di eccezionale, è curioso che sia stato l'unico a non essere lanciato come singolo; un duetto di questa portata poteva essere relegato al ruolo di comprimario solo in un album come "Bad". 
Il pezzo è comunque fresco e divertente, e si percepisce un certo divertimento nell'inciderla da parte delle due superstar, le cui voci si concatenano in un continuo alternarsi dal finale pirotecnico.
Mentre giro il disco sulla facciata B, rifletto su quanti album possono vantare una sequenza di brani di questa portata, variegata e micidiale. La risposta è scontata:"pochi, anzi:quasi nessuno".
La puntina riparte suonando "Another part of me", brano già incluso in "Captain Eo", ma qui riarrangiato e perfezionato (quello nel mediometraggio era chiaramente un demo). Il testo è privo di grossi significati al di fuori della storia del film, ma ancora una volta è l'impianto sonoro a farla da padrone; l'orchestrazione è avvolgente, gli arrangiamenti magistralmente assemblati e sequenziati, in perfetto sincrono con un Michael dalla timbrica alta, eclettico e totalmente a suo agio nell'interpretazione. 
Con "Man in the mirror", poi, il re del pop cala uno degli assi nella manica dell'intero progetto (e non sarà l'unico):scritto da Glenn Ballard e Siedah Garret; si tratta di cinque minuti di altissimo spessore musicale e dal contenuto soul interpretati in modo sublime; da metà canzone in poi, il brano diventa un inno gospel, che costituisce un auto-invito a rivedere le proprie abitudini, ad aprire gli occhi ed aiutare il prossimo per vivere in un mondo migliore:
"I’m gonna make a change, for once in my life
It’s gonna feel real good, gonna make a difference
Gonna make it right...
As I turn up the collar on my favorite winter coat
This wind is blowin’ my mind
I see the kids in the street, with not enough to eat
Who am I, to be blind? Pretending not to see their needs
A summer’s disregard, a broken bottle top
And a one man’s soul
They follow each other on the wind ya’ know
’Cause they got nowhere to go
That’s why I want you to know
I’m starting with the man in the mirror
I’m asking him to change his ways
And no message could have been any clearer
If you wanna make the world a better place
Take a look at yourself, and then make a change..."
"Se vuoi che il mondo sia un posto migliore, guarda te stesso e fai un cambiamento":questo è il messaggio della canzone, che vede Jackson dare il meglio di sè, sfoderando tutte le sue grandissime doti vocali. E come non richiamare alla memoria, l'emozionante esibizione ai grammy del 1988 del brano? "Man in the mirror" è senza dubbio uno degli episodi più riusciti dell'intera carriera di Michael, tanto da diventare una canzone-simbolo al pari della già citata "We are the world".
La co-autrice del pezzo, Siedah Garret, è anche la protagonista di "I just can't stop loving you", secondo duetto del disco e, come già detto in precedenza, brano scelto come singolo di assaggio prima dell'uscita dell'lp. All'epoca questa decisione lasciò un pò spiazzati i critici, un pò per la scelta di Siedah, allora sconosciuta, come partner, ed un pò perchè non era il pezzo dance che tutti si aspettavano. In realtà, Michael Jackson e Quincy Jones hanno seguito lo stesso modus operandi del precedente "Thriller", anticipato anch'esso da un duetto ("The girl is mine" con Paul McCartney), che era un lento (meno romantico e più giocoso di questo, ma pur sempre un lento). Ad ogni modo, la scelta risulta ancora una volta indovinata, visto che "I just can't stop loving you" riesce a raggiungere il numero 1 nelle classifiche in quasi tutti i paesi. Orecchiabile e ben strutturato, il brano si apre con la voce di Michael che sussurra versi d'amore; quando subentra il pianoforte, il canto cresce e viene doppiato dalla voce della Garret, trasformando il pezzo in un duetto serrato capace di esplodere in un ritornello tanto semplice quanto immediato. Giunti a questo punto, nei pressi dei due brani di chiusura, è palese come Michael Jackson sia già riuscito ad offrire un lavoro complessivamente all'altezza di "Thriller". 
L'ascoltatore è ancora inebriato dalle atmosfere delicate e soffuse di "I just can't stop loving you" quando irrompe il cupo intro di "Dirty Diana", che spariglia le carte e cambia totalmente il mood precedente. Introdotto da un apparente pubblico "live", questo pezzo riporta Michael ad un rock sanguigno e diretto, che esplode in un indovinato giro di chitarra di Steve Stevens (già chitarrista di Billy Idol). Il synth ipnotico, il tappeto di tastiere e il basso pulsante creano un "effetto onda" misterioso e grave, al quale si aggiunge l'ennesima prova vocale ed interpretativa sopra le righe, che rende il pezzo magnetico, da ascoltare con il fiato sospeso dall'inizio alla fine:
"She likes the boys in the band
She knows when they come to town
Every musician's fan after the curtain comes down
She waits at backstage doors
For those who have prestige
Who promise fortune and fame
A life that's so carefree

She's says that's okay
Hey baby do what you want
I'll be your night lovin' thing
I'll be the freak you can taunt
And I don't care what you say
I want to go too far
I'll be your everything
If you make me a star...
"

Per la prima volta, Jackson si spinge in una realtà amara, e "Dirty Diana" rappresenta un'ulteriore evoluzione nel songwriting del re del pop:e' infatti la storia, narrata per immagini, di una groupie di provincia disposta a tutto pur di entrare a far parte del mondo dello spettacolo. Il finale, che riprende il climax complessivo, richiama a sè tutta l'orchestrazione in un'esplosione definitiva di rara efficacia, giusto epilogo di un pezzo splendidamente realizzato.
Ultimo brano in scaletta è "Smooth criminal", altro grande esempio della capacità di Michael Jackson di variare timbro vocale ed elaborare autentici capolavori pop. Questo brano diverrà, negli anni, uno dei grandi classici del repertorio jacksoniano ed uno dei brani più apprezzati dal grande pubblico. Con un'apertura inquietante, fatta di battiti cardiaci e respiri affannosi, si ha di nuovo la sensazione di essere entrati in un nuovo capitolo horror in pieno stile "Thriller". In realtà, "Smooth criminal" è un racconto noir di un assassino che si introduce nella casa di una fantomatica Annie per ucciderla. L'epilogo, triste e psicopatico, viene solo lasciato intuire:
"As he came into the window
It was the sound of a crescendo
He came into her apartment
He left the bloodstains on the carpet
She ran underneath the table
He could see she was unable
So she ran into the bedroom
She was struck down, it was her doom
Annie, are you ok?
So, Annie are you ok
Are you ok, Annie
Annie, are you ok?...
"
 

Chi di noi non ha mai cantato, almeno una volta nella vita, quella strofa "Annie are you ok? so Annie are you ok? Are you ok Annie"?. Quello Di Jackson è un cantato scattoso ed a tratti "ruvido", che si sovrappone ad una base sincopata carica di percussioni e fiati che si inseguono in rapida successione su un refrain spettacolare per orecchiabilità ed immediatezza.
Nelle edizioni in cd, "Bad" regala anche una bonus track, "Leave me alone", primo grido di rabbia di Michael Jackson nei confronti dei media e delle chiacchiere costruite sul suo conto (negli anni successivi, questa diverrà una delle tematiche predominanti di numerosi brani della popstar); ancora una volta l'incastro di arrangiamenti è sublime, ma il passaggio forte del pezzo è il ritornello, dove la voce di Michael viene doppiata dai cori cantati da lui stesso, in un effetto "a cascata" davvero originale.
Il video, incluso nel film "Moonwalker" è un chiaro segnale delle prime insofferenze di Jackson alla pressione dei media, e metaforicamente vede un luna park gigantesco costruito sul suo corpo disteso, che gira vorticosamente soffermandosi su tabloids con falsi gossip, animali vari e personaggi bizzarri che rappresentano le invenzioni della stampa sul suo conto; un turbinío di immagini mai casuali, ognuna con un messaggio ben indirizzato, che va avanti fino a quando egli, stufo, decide di alzarsi distruggendo tutto.
"Bad" si chiude così, senza un attimo di noia, inanellando undici brani di una varietà pazzesca, e sempre di ottimo livello:di questi, alcuni sono semplicemente belli, altri spettacolari ed "instant classics", mentre una buona metà possono tranquillamente essere definiti capolavori assoluti. Con questo grande ritorno, il re del pop mette a tacere le malelingue e chi lo dava per cotto e finito; rinnova il suo status di superstar, alimenta il mito di artista unico e vende la bellezza di trenta milioni di copie, cifra che lo porta ad essere negli anni seguenti alla sua uscita il secondo disco più venduto di sempre (oggi le copie vendute sono quarantacinque milioni e, come già detto, l'album staziona ancora tra i primi dieci di quella particolare classifica di best-sellers). 
Credo sia sciocco ed inutile aggiungere un mio parere in merito, perchè ció che ho descritto è abbastanza chiaro, e dimostra come questo disco sia pressochè perfetto e praticamente inattaccabile. Mi limito a dire che già all'epoca era difficile trovare album di tale livello, ambiziosi, innovativi, emozionanti, completi e qualitativamente ben prodotti. Oggi, ammettiamolo:è impossibile.
"Bad" rimarrà per me una pietra miliare unica nel suo genere, e questo lo dico non da fan, ma da ascoltatore di musica; commerciale, certo, pop quanto vi pare, ma pur sempre un classico senza tempo. Un disco essenziale, insomma, di un'artista essenziale:l'unico, ed inimitabile, Michael Jackson.
Buon compleanno Michael, spero di aver reso onore a questo gioiello sonoro che ci hai lasciato in eredità.
(R.D.B.)




VOTO : 10/10
BEST TRACKS: "DIRTY DIANA", "SMOOTH CRIMINAL", "MAN IN THE MIRROR", "BAD", "LIBERIAN GIRL", "THE WAY YOU MAKE ME FEEL", "SPEED DEMON","I JUST CAN'T STOP LOVING YOU", "ANOTHER PART OF ME", "LEAVE ME ALONE", "JUST GOOD FRIENDS".












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