giovedì 10 agosto 2017

PLAYLIST:DAVID BOWIE #1

PLAYLIST:DAVID BOWIE #1

Rivoluzionario ed innovativo come pochissimi altri, ecco un altro artista di cui non sono stato capace di tirare fuori una sola playlist di 5 canzoni; sono davvero tanti i gioielli che ci ha lasciato David Bowie in un arco temporale enorme:50 anni. 
Decadi e decadi di musica sempre sopra le righe, raffinata e ricercata, di personaggi bizzarri inventati ed interpretati da lui stesso, tanto amati quanto (spesso) discussi; decadi di risurrezioni artistiche e di rivoluzioni, di esperimenti al limite del comprensibile perchè le sue idee erano sempre un passo più avanti rispetto all'attualità, perse tra le più disparate influenze rielaborate e riviste ogni volta in una chiave del tutto personale, originale ed inimitabile.
Rob Sheffield, in un'introduzione ad uno speciale di Rolling Stone, definisce così la parabola artistica di quello che è stato, e resterà senza ombra di dubbio, uno degli artisti più istrionici e poliedrici dell'intero panorama musicale:"Qualunque Bowie abbiate amato di più, quello delle stelle glam, il delicato cantante di ballads o l'arciduca di Berlino, lui vi ha fatto sentire più liberi e più coraggiosi; ed è per questo che, dopo aver sentito cantare Bowie, il mondo intero si è sentito diverso. La sua astronave ha sempre saputo dove andare". Ora capirete che, oltre ad una difficoltà personale nell'individuare 10 brani per me fondamentali, in questa selezione finale molti - quasi tutti - potrebbero non trovarsi d'accordo con il sottoscritto. David Bowie, nella sua lunghissima carriera, ha realizzato qualcosa come 39 dischi, tra album in studio, colonne sonore, progetti alternativi e registrazioni live. Tralasciando quest'ultime, si parla di almeno 400 canzoni tra cui ognuno di noi avrà la sua preferita, quella più iconica e rappresentativa, o quella legata a dei ricordi particolari. Ognuno ha un qualcosa di Bowie nel cuore, e quasi tutti hanno negli occhi e nelle orecchie un qualcosa legato a lui. Ho rovistato tra i miei dischi, tra alcuni album di vecchie fotografie, vecchi libri e film per riuscire a definire quali dovessero essere le perle da inserire in questa collana, ed ora ve ne farò un breve resoconto.  
Nonostante questa cernita faticosa, noto con estremo dispiacere che ho tralasciato molto, forse troppo; ho dovuto escludere pezzi come "This is not America", "Starman" e "Hallo spaceboy" (a cui sono legato particolarmente per l'inaspettata collaborazione con i Pet Shop Boys), e questo, oggi, per me è anche un piccolo cruccio:perchè mi fa capire tardivamente la grandezza della produzione di questo artista, che forse in passato non ho apprezzato a dovere, ma che ora, come molti, mi ritrovo a dover rimpiangere. 
Questo è il mio Bowie in 10 canzoni, e spero che chi leggerà i due post che mi accingo a scrivere, possa ritrovare tra queste perle almeno una delle sue preferite. 

1 - WILD IS THE WIND
Introdotta da un semplicissimo giro di chitarra incatenato ad un basso predominante, "Wild is the wind" è pura poesia in musica; "Love me, love me, love me, say you do...let me fly away with you" ne è l'incipit, che cresce man mano d'intensità, con una monumentale prova vocale da parte di Bowie. 
E' un pezzo di rara intensità, dal sound grezzo e minimale, quasi torrido, come uno scirocco estivo che scuote gli alberi e l'erba alta in un viale di campagna; Il tocco poetico raggiunge il suo apice sul passaggio "Like the leaf clings to the tree, Oh, my darling, cling to me...For we're like creatures of the wind, and wild is the wind", prequel del culmine del brano, con la voce splendidamente modulata del duca che spiega le ali nel verso "You touch me, with your kiss my life begins". Ho notato che spesso "Wild is the wind" non viene considerata come meriterebbe dal grande pubblico. Eppure questo è forse il miglior Bowie, quello che graffia e lascia un segno perenne in chi lo "sente", ispirato, teatrale, intenso. Non ci sono tante parole per descrivere la canzone:va semplicemente ascoltata e vissuta. Sono 6 minuti di incanto che, ciclicamente, vi dovreste concedere.


2 - ABSOLUTE BEGINNERS
Datato 1986, questo brano è stato scritto e composto da Bowie per il film omonimo (in cui egli stesso recita) diretto da Julien Temple. Trae ispirazione dallo stile doo-woop anni 50, al quale il duca bianco, oltre alla solita interpretazione intensa, aggiunge la chitarra di Kevin Armstrong, il piano di Rick Wakeman ed uno splendido assolo di sassofono sul finale. 
"Absolute beginners" inoltre, riporta al pop più tradizionale con le sue aperture d'archi ed un ritornello arioso ed indelebile: 
"If our love song could fly over mountains, could laugh at the ocean, just like the films...There's no reason, to feel all the hard times, to lay down the hard lines, it's absolutely true...". Ciò lo rende senza dubbio uno dei pezzi più accessibili del repertorio  di Bowie, anche nelle numerose versioni proposte sia nella colonna sonora del film, che nei singoli (il mix del 12'' dura addirittura 11 minuti!). Di certo, è un grande classico, raffinato e ben congeniato, capace di volare alto anche nelle classifiche dell'epoca e molto più noto della pellicola per cui era stato pensato, che al botteghino si rivelò un mezzo flop. Era imprescindible per questa playlist, e credo che troverebbe il suo spazio anche nelle eventuali scelte di tanti altri fans.


3 - BLACKSTAR

Due giorni dopo l'uscita dell'album "Blackstar", Bowie ci ha lasciato. Non ho scelto di inserire il brano che da il titolo al disco per la sua aura triste che inevitabilmente si porta dietro, e che certo ha contribuito non poco a renderlo mitologico; semmai, quello che mi ha colpito di più è l'oscurità e la sofferenza che emerge da ogni singola nota, dove l'amara consapevolezza di un male che sta corrodendo lentamente l'artista si trasforma in una frenetica corsa contro il tempo per ultimare uno dei passaggi più enigmatici della sua intera carriera. Per non parlare poi del video, degna trasposizione in immagini del controverso messaggio che intende trasmettere, dove Bowie si trasforma in Button Eyespersonaggio inquietante, bendato e con dei bottoni al posto degli occhi. Un clip spiazzante, aperto a centinaia di interpretazioni, da seguire fotogramma per fotogramma. Ed infine, come non considerare anche la simbologia del pezzo, con l'elemento "stella" ricorrente, a richiamare lo "Starman" degli anni 70 e la sua rappresentazione più nota (Ziggy Stardust), che all'epoca era rappresentato da colori sgargianti, mentre adesso è nero come la pece, come la morte. "Blackstar" è un trip sonoro di quasi 10 minuti, il cui motivo principale è intervallato da 3 minuti scarni ed efficacissimi di pura melodia in classico stile Bowie, un inserto luminoso e carico di speranza in netto contrasto con il "guscio" (apertura e chiusura) del brano, inquieto ed oscuro, somigliante ad un canto rituale. E così, anche nel testo, ad un incipit dalla ritmica contorta, ansiosa ed estremamente criptica ("On the day of execution, on the day of execution Only women kneel and smile, ah-ah, ah-ah...At the centre of it all, at the centre of it all, your eyes, your eyes..."), fa da contraltare il passaggio intermedio, melodioso e commovente ("Something happened on the day he died, spirit rose a metre and stepped aside, somebody else took his place, and bravely cried:I'm a blackstar, I'm a blackstar..."). Inutile dire che, oltre ad essere premonitrici di ciò che accadrà al cantante, le lyrics offrono una miriade di interpretazioni soprattutto in chiave occulta ed esoterica (in molti hanno notato, anche nel video, dei chiari richiami alla filosofia di Aleister Crowley), cosa che le rende capaci di turbare e di colpire ancora di più l'immaginario dell'ascoltatore. Ad ulteriore riprova dell'esistenza di questo alone oscuro attorno alla canzone, ho letto online di numerosi palindromi nascosti ad arte, celanti messaggi subliminali circa il triste destino che attendeva Bowie di lì a poco (io non ho, sinceramente, approfondito questo discorso, ma la curiosità di suonare al contrario la canzone, a questo punto, è tanta). "Blackstar" è un brano difficile da mandare giù, pieno di richiami fusion, jazz, trip-hop e sperimentali, ma fondamentale perchè costituisce una sorta di "canto del cigno" dell'artista (come del resto tutto l'album) ed assume le sembianze di ultimo regalo per i fans prima della sua dipartita.


4 - EVERYONE SAYS "HI"
Questa è una canzone che ho letteralmente ascoltato fino alla sfinimento nell'estate del 2002:lo stile retrò e molto "easy-listening" ha contribuito a renderla una compagna costante ogni volta che mi apprestavo a guidare o a girare con l'i-pod tra le mani. Narra la storia della partenza (o del definitivo addio?) di una persona cara, ed attraverso piccoli flash riesce a trasmettere una certa malinconia:"Said you took a big trip, they said you moved away...Happened oh, so quietly they say...". E' una mancanza percepita e di cui si è saputo solo in un secondo tempo, quando non si ha neanche più la possibilità di un ultimo saluto, tant'è che il protagonista prima rimpiange di non avere neanche una fotografia insieme ("Shoulda took a picture, Something I could keep..."), e poi, realizzando che ormai l'assenza c'è, ed è percepibile, augura il meglio alla persona cara e lontana, sperando di ricevere presto notizie positive ("I'd love to get a letter, like to know what's what...Hope the weather's good and it's not too hot for you..."). Prodotta da Tony Visconti (a ricreare con Bowie un binomio di sicura affidabilità stilistica dopo anni di distanza) ed inclusa nell'album "Heaten", "Everyone says hi" è un altro di quei brani "minori" che meriterebbe un ascolto supplementare per coglierne la tristezza nascosta (volutamente) dietro la melodia solo apparentemente ariosa e leggera:è il sorriso di circostanza dietro un profondo disagio, dietro la malinconia che si prova quando percepiamo la mancanza di qualcuno a cui vogliamo particolarmente bene.



5 - THE HEART'S FILTHY LESSONS
Con "Outside", Bowie si spinge in territori ancora una volta innovativi per l'epoca, dove la musica industrial incontra il rock più aggressivo ed elettronico. Chiaramente influenzato da Trent Reznor (la chitarra distorta che accompagna tutto il brano è sua) ed i suoi Nine Inch Nails, "The heart's filthy lessons" è solo una tessera dell'enorme puzzle di una malsana storia, narrata traccia dopo traccia nel concept dell'album:il detective Nathan Adler (ennesimo alter-ego di Bowie) deve indagare sull'efferato omicidio di una ragazza di 14 anni, Baby Grace Blue, orrendamente mutilata e seviziata per poi essere esposta come macabra opera d'arte; è la creazione di un nuovo fenomeno di "criminalità a sfondo artistico", figlio di una realtà distopica del 1999 assolutamente disturbante e psicopatica. Qui Bowie, oltre ad introdurre elementi di musica industrial, torna a collaborare con Brian Eno, donando indubbiamente all'opera complessiva un'ulteriore atmosfera eclettica ed alternativa. "Filthy lessons" è un altro brano di difficile comprensione, ermetico ed in certi passaggi  indecifrabile se estrapolato al di fuori del contesto della storia di "Outside" (che comunque non ha un epilogo:era previsto un seguito, mai dato alle stampe); per questo non cito nessun passaggio in particolare del testo. Ho voluto fortemente includerlo in questa prima selezione perchè, vi sembrerà strano, è stato il mio primo approccio serio alla musica del duca bianco. "Outside" è stato il suo primo disco ad entrare nella mia discografia, e questa storia piuttosto inquietante e raccapricciante - da grande amante di film thriller ed horror quale sono - mi ha affascinato sin dall'inizio in modo particolare. 


Era inevitabile, un'artista come David Bowie non si può semplicemente racchiudere in questi 5 pezzi. E' necessario rendergli merito con una seconda playlist:è già pronta, ed è proprio qui, davanti a me. Devo solo scrivere, e raccontare di come si vive su Marte, in un paese pieno di gnomi, e di come sia alienante il viaggio sull'astronave per raggiungere quei luoghi. Non sono impazzito, e sono certo che chi legge e conosce bene il duca bianco, ha già capito dove sono andato a parare.
Tengo a sottolineare un'ultima cosa, che è un ulteriore indizio su uno dei brani che ho inserito nella seconda playlist:il giorno scelto per questa pubblicazione non è casuale. Avete visto, oggi, che giorno è? :-)
 

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