giovedì 19 ottobre 2017

PLAYLIST:HALLOWEEN - THE "TRICK OR TREAT" SIDE

PLAYLIST : HALLOWEEN
THE "TRICK OR TREAT" SIDE



Ci siamo addentrati in un luogo oscuro e terrificante, dove a farci da colonna sonora abbiamo trovato 5 pezzi musicali da far accapponare la pelle. Ma Halloween è anche divertimento, e comporta anche l'affrontare le paure che ci portiamo dentro in modo giocoso e più leggero. E' una festa dei bambini e per i bambini, certo, ma l'elemento horror non può mancare:ecco perchè, riferendomi a questa selezione, nel post precedente ho accennato ad un luna park un pò particolare, dove tra una nota e l'altra ci imbatteremo in personaggi alquanto strani e piuttosto inquietanti. E' una sorta di freak-show (il famoso circo dei fenomeni da baraccone), ma attenzione:la loro musica spacca, e di brutto. 
E la loro immagine è divenuta talmente iconica, nel tempo, da essere un vero e proprio trademark infallibile. In questa playlist ne troverete 3 esempi (Rob Zombie, i Lordi ed i Ghost), cantanti e band che hanno saputo legare l'aspetto musicale, già di ottima fattura, ad un elemento visivo e scenico di forte impatto che amplifica la loro proposta, rendendola a tratti unica. A malincuore, ho dovuto lasciare fuori il "padrino" di questi personaggi, ovvero King Diamond:è un piccolo cruccio, perchè avrebbe calzato a pennello in una scaletta per la notte del 31 ottobre. La sua esclusione è dovuta al fatto che, rispetto agli altri artisti che ho scelto, King Diamond ha dei pezzi più ricercati ma meno immediati ed orecchiabili.
A completare la playlist, non poteva mancare il re del pop, Michael Jackson, che come ogni anno verrà ballato in ogni angolo del globo con la sua "Thriller":qui, vi sorprenderò con una scelta alternativa. Ed in chiusura, ho scelto una chicca:chi ha amato i film horror degli anni 80, non potrà non apprezzare la citazione di un certo Freddy Krueger.
Ma non temete, stavolta sono andato un pò (solo un pò) più cauto con le mie proposte.
Mi duole aver lasciato fuori una marea di canzoni bellissime e rappresentative; potranno essere lo spunto per un post simile il prossimo anno. Per dovere di cronaca, posso solo accennarne un paio che sono state in ballotaggio fino all'ultimo per la quinta casella:"Sadeness" degli Enigma, scelta forse azzardata ma comunque calzante, e "Pet sematary" dei Ramones, che in un periodo in cui Stephen King imperversa nei cinema e nelle librerie, sarebbe stata una scelta azzeccatissima. Anche per il re del brivido, ho in programma qualcosa nel prossimo futuro:il pezzo dei Ramones tornerà "a breve su questi schermi". 
Ho dovuto anche mettere da parte uno spicchio di cuore, perchè uno dei miei horror preferiti ha, a mio avviso, una colonna sonora da urlo dalla quale non avrei saputo quale pezzo scegliere:per semplificarmi la vita ho deciso di parlarne, un giorno, in un articolo a sè stante.
Ho parlato anche troppo; il biglietto per il circo lo abbiamo. 
Entriamo pure, e guardiamo attentamete a dove mettiamo i piedi.
L'obiettivo è salvarsi dai mostri, ed entrare in quella magione infestata dai fantasmi, laggiù.
Poi tutto sarà finito e ci ritroveremo nelle nostre case, al sicuro. 
Ma chi ci salverà dagli incubi che ci assaliranno non appena chiuderemo gli occhi?



1 - ROB ZOMBIE - DRAGULA
"Dragula" è la prima prova da solista del cantante dei White Zombie, Rob. Uscita nel 1998 come singolo di lancio dell'album "Hellbilly deluxe", deve il suo titolo al nome di una macchina presente nel telefilm "I mostri". Resta, ad oggi, il più grande successo di Rob Zombie, ed è divenuta, nel tempo, un autentico classico del metal elettronico.
L'intro contiene una citazione di Christopher Lee (che recita testualmente "Superstition, fear, and jealousy") tratta dal film horror "La città dei  morti". Da lì in poi, la canzone si sviluppa su una possente batteria e sulla splendida chitarra di Mike Riggs, creando un insieme saturo e trascinante, intriso di elettronicismi: La voce di Rob Zombie è ruvida, ispirata, e spara una strofa dietro l'altra come una lancia dardi impazzita fino all'incredibile ritornello, da cantare a squarciagola:"Dig through the ditches and burn through the witches I slam in the back of my Dragula!". Semplice e d'impatto, il brano è gradevole all'ascolto anche se piuttosto fracassone; l'ideale è spararlo a serata inoltrata per far scatenare la gente, ed il risultato è garantito. Curioso il video, dove Rob Zombie guida una macchina (La "Drag-U-La" appunto) con un passeggero d'eccezione:un Dracula di metallo (lo vedete anche nella foto del singolo qui accanto). C'è da dire che un pò tutto l'album "Hellbilly Deluxe" sarebbe adatto ad Halloween:pezzi come "Superbeast" e "Living dead girl" (presente anche nella colonna sonora del remake di "Psycho") sono degli autentici inni festaioli a sfondo splatter, giocosi e divertenti, e rappresentano in pieno lo spirito della festa delle zucche. L'intero disco si avvale, sul piano musicale, di un'ottima produzione, pompata ed aggressiva, che miscela alla perfezione elettronica e metal, creando un amalgama che nei precedenti lavori dei White Zombie era stato solamente abbozzato.



2 - LORDI - BLOOD RED SANDMAN
Direttamente dalla Finlandia, ecco i Lordi, vincitori a furor di popolo dell'Eurovision Song Contest del 2006 (!). Per chi non li conoscesse, consiglio vivamente di andarsi a vedere la performance dal vivo nella finale di quella manifestazione, o pescare uno tra i due video di "Hard rock hallelujah" e questa "Blood red sandman". Il gruppo è formato da 5 loschi individui, ognuno truccato in modo diverso. Il "capo" della combriccola è Mr.Lordi, che si presenta in scena mascherato da mostro, con degli zatteroni alti 40 cm ed un mantello nero. Il genere che propongono è un hard-rock truzzo e piuttosto commerciale, ma molto trascinante, ovviamente basato su tematiche horror e splatter.
"Blood red sandman" è mastodontica nel suo incedere cadenzato, supportata da chitarre potenti e da un arrangiamento pregevole; geniale è la presenza delle campane nel bridge, che richiamano in qualche modo il suono tipico delle feste natalizie (originariamente il brano si doveva chiamare "Blood red Santa", poi il titolo fu cambiato perchè la canzone venne considerata inappropriata dalla casa discografica per il riferimento troppo macabro al Natale). 
Per non parlare poi del ritornello che, se sparato a tutto volume, rischia di spaccare le casse e far tremare tutta casa. Il brano è tratto dall'album "The monsterican dream", e come già anticipato in precedenza, è accompagnato da un video spettacolare, che trae ispirazione da film horror come "La Casa" (con annessi e connessi): 3 ragazzi trovano in una baita una scatola contenente oggetti strani, tra cui un registratore; nel momento in cui avviano il nastro, delle forze visibili solo attraverso una telecamera, azionata da uno di loro, prendono vita:sono Mr.Lordi e la sua band, che sulle note di "Blood red sandman" terrorizzano il trio, fino a quando uno di loro riesce a staccare la spina e disattivare così il registratore malefico. Molti credono che il testo della canzone sia ispirato a Freddy Krueger ("They called me the Leather Apron"), altri pensano che sia stato scritto riferendosi al leggendario Jack lo squartatore ("Can you hear how the children weep?"). In realtà, il Blood red sandman è un compendio dei due soggetti e non solo:è il mostro definitivo, quello da cui non si può scappare e che non si può sconfiggere, e che sta tornando a casa proprio ora:"Once again there is pain I bring flames, I bring cold...I'm the Blood Red Sandman coming home...". Mi sembra evidente che, in una qualsiasi scaletta musicale per Halloween, almeno un brano dei Lordi sia imprescindible. Ma sprangate bene la porta, se non volete che Mr.Lordi vi faccia visita nel cuore della notte!



3 - GHOST - SQUARE HAMMER
Vi pare che ad Halloween, ormai, si possa fare a meno dei Ghost? Esattamente un anno fa, "Square hammer" era presente in quasi tutte le playlist a tema di Spotify, e non solo:era al primo posto della Mainstream Rock Chart di Billboard:roba che, fidatevi, non è da tutti. Papa Emeritus (qui III, ma ancora per poco perchè pare che sia in arrivo Emeritus Zero) ha saputo creare un personaggio iconico ed un marchio pressochè infallibile, teatrale ed intercambiabile (ogni album vede la "sostituzione" del papa precedente con uno nuovo, sempre impersonato da Tobias Forge, anima ed ideatore del progetto), e sta riuscendo in un'impresa per niente facile:rendere ancora più visibile il genere hard rock e metal. "Square hammer" è forse la proposta più commerciale dell'intera carriera dei Ghost, ma signori, lasciatemelo dire:questo è un vero e proprio inno capace di rimanere in testa anche a chi non ama il rock. 
"As I'm closing in, imposing on your slumber, you call on me as bells begin to chime..." recitano le strofe, che sono una dichiarazione di intenti del Papa, consapevole che i suoi adepti non possono fare a meno di essere attratti dal suo santuario ("Still you call on me for entrance to the shrine...") o dai suoi poteri clandestini ("You call on me for powers clandestine..."). Emeritus si erge a signore della notte ("Living in the night" e "Hiding from the light" sono gli incipit principali dei versi) e guida l'ascoltatore fino all'indovinatissimo ritornello, dove raccoglie le folle per istigarle a seguire il suo credo:"Are you on the square? Are you on the level? Are you ready to swear right here, right now before the devil?...". La canzone di per sè è semplice e lineare, suonata impeccabilmente dai Nameless Ghouls (gli anonimi membri del gruppo, nascosti da una maschera), e facilmente canticchiabile:tutti ingredienti di una hit assicurata. "Square hammer" è tratta dall'E.P. del 2015 "Popestar" (che è a tutti gli effetti un'estensione del full lenght "Meliora" di un anno prima), ed è ormai il pezzo con cui i Ghost aprono tutti i loro concerti; e ne sono certo:troverà posto facilmente in una qualsiasi playlist a tema horror ancora per molti lustri.


4 - MICHAEL JACKSON - GHOSTS
Già. "Thriller". Sarebbe stata una scelta scontata e banale, no? Però il re del pop non ha solo quello di asso nella manica:"Is it scary" e soprattutto "Ghosts" (tratte dal mini-film omonimo, scritto da Michael insieme a Stephen King, uno che sull'horror la sa lunga) sono altre due gemme del suo repertorio a tema Halloween. Senza poi dimenticare "Threatened" (ultimo brano di "Invincible"), "Heartbreak hotel" presente su un album lanciato con i fratelli ("Triumph" del 1981), fino ad arrivare a "Behind the mask" (uscita su un album postumo, "Michael" del 2010):indubbiamente, il sovrannaturale, i fantasmi e gli zombie erano argomenti che affascinavano non poco Michael Jackson. Ho dirottato la mia scelta su "Ghosts" per due motivi, di cui il primo è strettamente musicale: è un brano bellissimo che viene troppo spesso sottovalutato, con delle tastiere veramente spettrali e realmente ad effetto, arrangiato e prodotto in modo sublime; è un'opera pop in stile gotico che cela un messaggio nascosto, riferito probabilmente ai media che non gli concedevano tregua. Il messaggio emerge chiaramente dalla domanda che Michael pone al termine del ritornello:"Tell me are you the ghost of jealousy". Partendo da questo presupposto, tutto il senso della canzone cambia:si parla di fantasmi che infestano una magione abbandonata ("There's a ghost down in the hall"), di rumori sinistri dietro le porte ("There's a creak behind the door"), persino di tracce di sangue sulle scale ("There's blood up on the stairs"). Sono tutti elementi di una tipica ghost story, che esplode nel refrain:"And who gave you the right to shake my family? And who gave you the right to shake my baby, she needs me...And who gave you the right to shake my family tree? You put a knife in my back shot an arrow in me!...Tell me are you the ghost of jealousy?". La chiave interpretativa è ambivalente, gli spettri potrebbero essere i paparazzi che lo seguono ovunque, spaventano la sua famiglia e lo pugnalano alle spalle con storie inventate e false. Nonostante non si possa ignorarne il messaggio metaforico, mi piace ascoltarla affidandogli il significato più letterale e, se vogliamo, leggero. 
Il secondo motivo per cui ho scelto "Ghosts"? Semplice:mezzo mondo ballerà sulle note di "Thriller" la notte di Halloween. Musical Maniak invece, lo avrete capito, si distingue un pò dalla massa, e dove è possibile cerca di proporre qualcosa di diverso, o di meno conosciuto.
 

DOKKEN - DREAM WARRIORS
Ah, i cari vecchi anni 80. Indimenticabili, sia sotto il profilo musicale, sia per quel filone cinematografico che racchiude una marea di classici horror oggi divenuti cult, ai quali un pò tutta la mia generazione guarda con un pizzico di nostalgia; non erano perfetti (anzi, a riguardarli oggi ci fanno anche ridere, un pò per gli effetti speciali raffazzonati, un pò per le storie molto più accessibili), ma all'epoca c'erano delle idee. Oggi, invece, abbiamo dei mezzi potentissimi ma carenza di inventiva, ed il genere è stato rivisitato in lungo e largo, il più delle volte con proposte mediocri. Andava di moda, in quei film retrò, creare colonne sonore ad arte che chiamavano in causa spesso il mondo del rock; "Dream warriors" dei Dokken nasce grazie proprio da uno di questi progetti:la saga di Freddy Krueger e dell'arcinoto "A nightmare on the Elm street", giunto, nel 1987 al suo terzo capitolo, intitolato "I guerrieri del sogno". Scritta da George Lynch e Jeff Pilson (rispettivamente chitarrista e bassista della band) e splendidamente interpretata dalla voce sublime di Don Dokken, "Dream warriors" è un mid-tempo in pieno stile hard-rock ottantiano, atmosferico ed orecchiabile. Sin dalle prime battute, è chiaro quanto il pezzo vada ad attingere all'immaginario e macabro mondo creato su misura dal personaggio interpretato da Robert Englund:"I lie awake and dread the lonely nights, I'm not alone...I wonder if these heavy eyes can face the unknow...". E' un racconto per immagini che segue il naturale schema strofa-ritornello per due volte, fino all'assolo di chitarra che fa da ponte ad una b-section magistrale, che va a riprendere il tema principale. La chiusura è spettacolare, con la voce limpida interpuntata dai cori, che tocca note altissime ripetendo diverse volte la parte finale del refrain "maybe tonight you'll be gone".
E' chiaro come all'epoca ci fosse più trasporto e maggior lungimiranza in progetti del genere; oggi, l'aspetto musicale dei film horror viene curato in modo totalmente diverso:vengono chiamati grandi musicisti capaci di creare pezzi orchestrali di grande effetto. Sempre più raramente ci si imbatte in una rockstar o in gruppo affermato che va a comporre un brano su misura per quello che, erroneamente, viene ancora considerato un genere di nicchia rispetto ai blockbusters campioni di incassi. 


Per questa volta, credo che possa bastare. Ma non finisce qui.
Musical Maniak tornerà a parlare del connubio fra musica, cinema e letteratura horror.
Se avete in programma una festa di Halloween, questi sono pezzi che potrete e dovrete suonare: divertiranno anche i bambini, faranno ballare i più grandi e in ogni caso doneranno alla festa la giusta atmosfera da "incubo scherzoso".
Almeno fino a quando uno zombie, o un mostro non si paleserà alle vostre spalle, appoggiando la sua mano gelida sulla vostra spalla.
In quel caso, declinerò qualsiasi responsabilità.
Solo la musica vi potrà salvare.
Buon Halloween a tutti!
(R.D.B.)

THE FRIGHT SIDE


                                                                            



PLAYLIST:HALLOWEEN - THE FRIGHT SIDE

PLAYLIST : HALLOWEEN
THE FRIGHT SIDE



Lo ammetto:non aspettavo altro che fare un post ispirato ad Halloween. Amo questa festa da sempre, sin da quando ero piccolo e qui in Italia era una festa poco conosciuta; quella zucca col ghigno, nota col nome di Jack O'Lantern, mi ha sempre fatto impazzire, e vedere negli anni crescere nel nostro paese l'interesse ed il seguito per questa festa, è motivo di grande soddisfazione. Halloween nasce dalla tradizione celtica, ed è una ricorrenza diventata celebre negli Stati uniti nella seconda metà dell'800; ha, però, sviluppato i connotati ad oggi noi noti solo un secolo dopo. La parola "Halloween" rappresenta una variante scozzese del nome completo "All Hallows' eve" che significa "notte degli spirit sacri" e si festeggia la vigilia di Ognissanti. Negli anni si è associato a questa festa il simbolo della zucca intagliata, rappresentante un'espressione spaventosa; questa tradizione ha un significato ben preciso, di origine sia irlandese che scozzese:le zucche venivano intagliate per ricavarci lanterne con cui commemorare le anime bloccate nel purgatorio, sebbene in altre regioni il significato fosse associato più al tempo del raccolto o ad un più generico addio all'estate. Negli USA si è poi evoluta come festa horror, ed è diventata una ricorrenza divertente ed attesa tutto l'anno dai bambini, che girano di casa in casa mascherati a tema e chiedendo dolciumi con la domanda "trick or treat?" (Dolcetto o scherzetto?). Lo scherzetto di solito è un piccolo dispetto che i bimbi fanno ai padroni di casa se non gli viene regalata nessuna caramella. Dal modo di dire "Trick or treat" è nata poi anche una filastrocca che si insegna nelle scuole elementari.
E' indubbio che l'aspetto più horror e, se vogliamo, caratteristico e divertente di Halloween, abbia anche tratto spunto da tanti romanzi della letteratura gotica ("Dracula" di Bram Stoker e "Frankenstein" di Mary Shelley per citare solo i più famosi) e, di conseguenza anche da tutto il filone cinematografico dei film dell'orrore. Capirete come, un amante del genere come me (sia sotto forma di film, ma anche fumetti o libri), non possa non apprezzare una giornata annuale dove scheletri, mostri, vampiri, lupi mannari e fantasmi sono protagonisti indiscutibili.
Inutile dire che anche nel mondo musicale questo argomento è stato fonte di ispirazione per numerosi artisti:al di là delle ovvie colonne sonore dei film del genere, ed oltre ad alcune incursioni nel pop più commerciale, è nel rock e nell'heavy metal che i temi horror/esoterici sono più ricorrenti:molti cantanti e gruppi sono arrivati a fare un uso massiccio del face-painting (basti pensare ad Alice Cooper, Kiss e King Diamond, pionieri del trucco sul viso), fino a veri e propri costumi di scena, facendone dei tratti distinguibili ed ormai iconici (Lordi, Slipknot e Marylin Manson per citarne alcuni).
E così è stato semplice andare a pescare nel mio archivio canzoni a tema, un pò meno scremare le scelte fino a selezionarne 10, per poi  dividerle in 2 playlist da 5 l'una quasi come fossero due facciate di un vinile. Ho voluto distinguerle seguendo una caratteristica ben precisa per ognuna:nel lato A, che ho intitolato "The fright side" (il lato spaventoso), troverete una manciata di brani che fanno veramente accapponare la pelle. 
E non sto scherzando:se siete facilmente suggestionabili, evitate di ascoltarli a notte fonda e soprattutto quando siete soli in casa; perchè fanno un certo effetto, perchè fanno un uso del cantato piuttosto sinistro e perchè le tematiche...beh, provate ad immaginarle.
Se invece vi piace l'aspetto più teatrale e divertente della festa, troverete nel prossimo post una selezione di 5 brani (il lato B di questo vinile immaginario) che non potrete fare a meno di suonare e di ballare anche da mascherati; l'effetto è garantito in ogni caso.
E quindi, accendiamo il lumicino dentro la nostra zucca, spengiamo le luci e premiamo il tasto play:ci addentreremo in un antro oscuro fatto di terrore allo stato puro, ma vi prometto che ne usciremo vivi. Se il lumicino continuerà ad accompagnare il nostro percorso, andremo poi ad esplorare terreni più rassicuranti e divertenti.
Un'ultima cosa, prima di andare: 
                         BUON HALLOWEEN A TUTTI!!!


1 - CARPATHIAN FOREST - THE ECLIPSE/THE RAVEN
Un fugace tuffo nelle invernali lande della Norvegia, il rumore di acqua squarciato dal gracchiare di un corvo e il suono apparentemente innocuo ed armonioso di una chitarra acustica, potrebbero far da preambolo ad un brano rilassante e rassicurante. Ma è un inganno. "The eclipse/The raven", proprio non lo è. 
Se l'intenzione era tirare fuori dall'archivio qualcosa di veramente spaventoso, questo è il primo pezzo che mi è venuto in mente; è tratto dall'E.P. del 1995 "Through chasm, caves and titan woods" dei Carpathian Forest, gruppo tra i principali esponenti del filone black metal norvegese sviluppatosi nei primissimi anni 90.
I Carpathian Forest nascono dal genio macabro di "Hellcommander" Nattefrost e J.Nordavind, e dopo numerosi demo, questo E.P. è la loro prima vera proposta musicale, a cui faranno seguito 3 album; le loro tematiche sono, se vogliamo, ancora più crude degli altri esponenti della scena black, perchè oltre agli immancabili pezzi a sfondo satanico ed anticristiano, se ne aggiungono altri sulla depravazione ed il sadismo.  Non lasciatevi quindi trarre in inganno da questo intro innocuo, perchè "The eclipse/The raven" pur essendo interamente costruito su un arpeggio di chitarra acustica (al quale solo in un secondo tempo si aggiungono le tastiere), cambia in un batter d'occhio atmosfera; le vocals di Nattefrost, in un growl quasi bisbigliato e persistente sono letteralmente agghiaccianti. Quella melodia acustica assume così dei contorni inquietanti, lasciando nell'ascoltatore un profondo turbamento e non pochi brividi  a fior di pelle. Ciò che viene narrato, utilizzando termini non semplici da tradurre vista la nota abitudine dei black metallers di utilizzare parole provenienti dall'anglosassone di influenza celtica, non è poi di gran conforto; anzi, aumenta quel senso di estraniamento e di inquietudine, degno di un pezzo cupo e gelido come gli inverni norvegesi:"Ah, distinctly I remember it was in the bleak December,and each seperate dying ember wrought its ghost upon the floor. Eagerly I wished the morrow vainly I had sought to borrow from my books surcease of sorrow..." (Ah, ricordo chiaramente in un brullo dicembre, che ogni uomo morente finì per essere fantasma sul pavimento. Volentieri avrei voluto il domani che vanamente ho seguito e preso in prestito dai miei libri intrisi di dolore...").


2 - CRADLE OF FILTH - HALLOWED BE THY NAME (SHALLOW BE MY GRAVE)
Beh, con i diabolici Cradle of Filth mi sarei potuto sbizzarrire:praticamente tutta la discografia dei nostri, rappresenta una perfetta colonna sonora per una festa di Halloween intrisa di sangue. Ho scelto "Hallowed be thy name" per due motivi ben precisi:è un omaggio agli Iron Maiden (di cui ho, purtroppo, escludere un brano da questa selezione per ragioni di spazio), ed è tratta dal disco più bello dei vampiri inglesi, intitolato "Cruelty and the beast". L'album è un concept incentrato sulla storia della contessa ungherese Erszébeth Bathory, nota per la sua malvagità e le sue perversioni macabre (su tutte, quella di immergere il proprio corpo in vasche di sangue di vergini per preservare la sua bellezza). La contessa diverrà da lì in poi un elemento costante dell'intera produzione dei Cradle of Filth. Nel disco ci sono almeno 3 capolavori:la "Bathory aria", una suite sinfonica della durata di circa 10 minuti alternata da cavalcate metal, oltre a  "Cruelty brough thee orchids" e "Thirteen autumns and a widow", che sono pezzi tiratissimi divenuti nel tempo degli autentici classici del genere; nella limited edition (che vedete nella foto a lato, una splendida confezione a forma di croce celtica da cui si estrae il cd) sono incluse 4 bonus tracks tra cui questa cover dei Maiden, reinterpretata in modo sublime ed in pieno stile gothic-black. Qui, l'atmosfera si fa oscura e greve sin dalle prima battute:lo era già nell'incipit della versione originale, sia ben chiaro, con quelle campane che suonano a morto; ma qui è tutto più carico ed apocalittico. Ad introdurci in questa versione più scenografica e diabolica del classico degli Iron Maiden, ci pensa il growl di Dani Filth:"I'm waiting in my cold cell when the bell begins to chime, reflecting on my past life and it doesn't have much time, 'cause at 5 o'clock they take me to the Gallows Pole; the sands of time for me are running low...". Potrò sembrare blasfemo, ma a mio avviso questa reinterpretazione risulta essere a tratti anche superiore a quella di Bruce Dickinson e soci; il compito, per niente facile, era non stravolgere le linee guida del brano, dandogli allo stesso tempo una chiara impronta filthiana:e per me, i Cradle of Filth ci sono riusciti alla grande. Quel minuto iniziale si erge su tutto il brano in modo spaventoso, ed è perfetto per essere piazzato in apertura di una qualsiasi compilation a tema Halloween. Su quelle note, io ci accoglierei volentieri gli invitati alla mia festa:tanto per mettere in chiaro che nella notte delle streghe e dei vampiri, è l'orrore che deve regnare, incontrastato e sovrano.


3 - PUBLIC IMAGE LTD. - THE ORDER OF DEATH
Introdotto da una voce insistente che ripete in continuazione la frase "This is what you want, this is what you get", "The order of death" ha tutti i crismi del brano sinistro e disturbante. I Public Image Ltd. sono stato fondati da John Lydon (ovvero Johnny Rotten, ex-leader degli storici Sex Pistols), al quale poi si è andato ad aggiungere il chitarrista Keith Levene (gìa membro, per breve tempo, dei Clash):come vedete, non è gente alle prime armi. Il genere da loro proposto è difficile da definire:nasce dal filone new-wave e post-punk, ma ha elementi tribali che si mescolano a musica industrial:un melting pot di generi che hanno contribuito a rendere il sound del gruppo piuttosto unico nel panorama inglese. "The order of death" è tratta dal loro disco del 1984 intitolato (guardate un pò?) "This is what you want...This is what you get":titolo scelto non a caso. Io ho scoperto questa canzone grazie al cd "Josh Blair Witch Mix", che fu all'epoca solo un pretesto per cavalcare l'onda del successo del film "The Blair Witch Project" (Il mistero della strega di Blair). Era una pseudo-colonna sonora che si poteva trovare sugli scaffali dei dischi in contemporanea all'uscita del lungometraggio nei cinema (ma come tutti sappiamo, il film è privo di musica essendo girato nei boschi in presa diretta). Estrapolato da quel contesto, con cui non ha nulla da spartire, ed analizzandolo linearmente, questo pezzo di musica progressive/gothic ha veramente poco di attraente, è ripetitivo ed a lungo andare anche noioso. Però, quel suo ribadire in modo ossessivo la stessa frase, quasi con fare (troppo) rassicurante e sempre puntuale dopo ogni break chitarristico, ha un qualcosa di veramente inquietante; se non ci credete, provate a suonarlo di notte mentre siete soli a casa. E' fastidiosamente cupo, ti entra nel cervello e (almeno per quel che mi riguarda), fa rabbrividire quel tanto che basta per "disturbare" l'ascoltatore.



4 - ARCTURUS - WHENCE AND WHITER 
GOEST THE WIND
Riecco un altro esempio di black metal, stavolta più elaborato, atmosferico e sofisticato; "Asphera Hiems Symphonia" è l'album capolavoro degli Arcturus, oltre ad essere il loro debutto ufficiale dopo gli E.P. "My Angel" e "Constellation". Qui, gli elementi tecnici tipici del prog incontrano gli ingredienti più classici del genere black, growls vocali e tematiche comprese.
"Whence'n'whistle goes the wind" è l'episodio più agghiacciante dell'intero album, perchè il cantato è mandato completamente al contrario. Non so a voi, ma a me infastidisce non poco sentire l'effetto di una voce sbiascicata che parla - o canta - in questo modo. Forse mi rimanda a delle immagini di esorcismi vari, e senza dubbio è quanto di più associabile al diavolo sotto l'aspetto uditivo; fatto sta che, quando ascolto questo disco, spesso salto la traccia numero 3, tanto per risparmiarmi una buona dose di inquietudine che inevitabilmente il pezzo in questione mi trasmette. Il contenuto lirico dell'album (il cui titolo, tradotto dal latino, è "Sinfonia del rigido inverno") differisce dalle solite tematiche black metal, tipiche dei gruppi più rappresentativi come Mayhem e Darkthrone; gli Arcturus sono più orientati verso la mitologia vichinga, e nei loro testi i temi ricorrenti sono l'inverno, la natura, l'alchimia e l'astronomia. Sebbene possano sembrare più leggeri dei loro "colleghi" (ed in parte lo sono per la profusione di tastiere ed elementi orchestrali di cui questo esordio è carico), certi passaggi restano inquietanti ed abbastanza oscuri. "Fall of man" è il pezzo che preferisco dell'intero disco, ed è quello che solitamente faccio ascoltare a chi mi dice in modo sprezzante "ah!ascolti quelli che strillano e che hanno la faccia pitturata!"; il motivo è semplice:è un'ottima prova a livello tecnico, talmente sinfonica da sembrare quasi una suite di pregevole musica classica, con tastiere ed organi concatenati alla perfezione. Con brani come questo, spero sempre di far capire quanto gli orizzonti musicali della gente comune debbano essere ampliati; perchè l'heavy metal, in tutte le sue forme e varianti, non è fatto esclusivamente di strillatori e chitarre distorte.


5 - DEATH SS - BLACK AND VIOLET
Non potevano mancare, in una playlist simile, i Death SS, precursori del genere horror-music, nonchè autentici pionieri sia nelle tematiche esoteriche, sia per quel che riguarda l'uso dei costumi (ognuno ispirato ad un classico personaggio dell'orrore). Il cd "The story of 1997-1984" racconta in musica gli esordi della band italiana fondata da Steve Sylvester e Paul Chain:una manciata di singoli usciti, allora, solo in 45 giri ed autoprodotti. Erano, quelli, altri tempi rispetto ai nostri, con una società difficile e piuttosto conservatrice che non accettava (o si rifiutava di capire) che i Death SS erano solo musicisti. Vennero banditi, emarginati e boicottati fino a che nel 1984 la band fu praticamente costretta a sciogliersi. Il gruppo si riformò poi nel 1987, con il solo Sylvester alla guida e nuovi membri, riprendendo il percorso lasciato in sospeso qualche anno prima. "Black and violet" è uno degli ultimi brani dati alle stampe prima della pausa di riflessione, e come tutta la produzione precedente del gruppo, è un brano sinistro e in alcuni passaggi piuttosto minaccioso. 
Il momento clou si ha verso la metà della canzone, quando tutto sembra acquietarsi:resta la sola linea di basso, doppiata quasi subito dalle tastiere, a creare un'atmosfera che lugubre è dir poco.
In una scaletta di brani per una qualsiasi festa di Halloween, non rinuncerei mai ai Death SS:tra le loro canzoni c'è solo l'imbarazzo della scelta. Da questo cd, si potrebbero tranquillamente suonare "Terror" e "Zombie" (che sono poi state ri-registrate in un secondo tempo), ma anche attingendo dalle loro produzioni più recenti, vampiri, mummie e lupi mannari troverebbero pane (o sangue) per i loro denti.


Ebbene, il peggio è passato. Più o meno. Dei 5 brani scelti, ben 3 provengono direttamente da una delle frange più cattive del metal, cioè il filone black:è evidente come questo genere si sposi a meraviglia con tematiche a sfondo horror, intese nel loro lato più conturbante ed oscuro. Ho tralasciato pezzi di seminale importanza ("Tubular bells" di Mike Oldfield tratta da "L'esorcista" e "Profondo rosso" dei Goblin, per citarne un paio), perchè ho voluto veramente calcare la mano sul fattore "paura":come già accennato prima, i più impressionabili faranno molta fatica ad ascoltare i brani che ho selezionato. A chi piacciono le atmosfere cupe, i film che fanno veramente paura e con una buona dose di mistero, potrà invece trovarli affascinanti, come il sottoscritto. Però sappiate che non nego anche un filino di turbamento ogni volta che ne ascolto uno. Sarà il potere della suggestione - di cui la musica è veicolo inossidabile - o semplicemente la percezione a pelle di qualcosa di indefinito e malvagio, però persino scrivendo di certi pezzi ho sentito qualche leggero brivido scorrere lungo la schiena.
In ogni caso, fate in modo che quel lumicino dentro la vostra zucca rimanga ancora acceso, perchè la notte di Halloween è piuttosto lunga e il viaggio nella musica del terrore non finisce qui:è il momento di visitare un parco giochi stregato dove potrebbero nascondersi dei clown con i palloncini, fantasmi, terribili mostri truccati in modo bizzarro ed altri soggetti poco rassicuranti.
La musica è senza dubbio più divertente, più visionaria e per certi versi anche spiritosa.
Ma non definitela solare.
E non fidatevi delle apparenze.
Nasconde sempre e comunque qualcosa di macabro. 
La strada per il luna park dei mostri è qui:
THE TRICK OR TREAT SIDE 

(R.D.B.)

domenica 8 ottobre 2017

PLAYLIST:13 REASONS WHY

PLAYLIST : 13 REASONS WHY




Tra le tantissime proposte targate Netflix, mi sono imbattuto in questa serie tv, dal titolo semplicissimo:"13" ("Th1rteen R3asons Why" in lingua originale). Sono una manciata di episodi che vanno a comporre un'unica stagione, la cui storia è tratta dal romanzo omonimo di Jay Asher.
Caratterizzata da una trama serrata (e da una struttura "duale" molto originale su carta), questa fiction tratta un argomento piuttosto scottante:il suicidio di una ragazza adolescente, Hannah Baker. 
Le ragioni del suo gesto estremo, vengono registrate e spiegate nei dettagli da lei stessa su 13 facciate di 7 cassette audio, numerate con uno smalto per unghie blu, che chiamano in causa, a turno, 13 persone tra amici (più presunti, che veri) e compagni di scuola; persone da cui lei è stata ingannata, che l'hanno fraintesa, ridicolizzata, emarginata ed (ahimè) anche violentata. Le cassette vengono chiuse in una scatola ed affidate a Tony (un ragazzo della scuola di cui Hannah si fida), poco prima che lei si tolga la vita; Tony deve assicurarsi che i nastri vengano ascoltati da tutti i diretti interessati privatamente, rendendolo un passaggio obbligatorio per le 13 persone coinvolte, pena la messa in pubblico dei nastri con tutte le conseguenze del caso. E' un argomento piuttosto scottante, che marginalmente riguarda anche il bullismo di cui oggi tanto si parla, ma che in realtà cela un'attenta analisi della nascita e dello sviluppo sempre più pesante di un forte disagio interiore, di inadeguatezza e di solitudine in molti adolescenti di oggi. 
In questo caso specifico, una serie di sfortunate coincidenze che seguono un pò il corso del famoso "effetto farfalla" (ovvero l'idea che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano poi grandi cambiamenti nel comportamento a lungo termine di un sistema) trascinano Hannah in una spirale da cui non riesce più ad uscire. A narrarci il contenuto di queste cassette, è Clay, timido ed introverso compagno di scuola innamorato (non dichiarato) di Hannah; egli è l'unica persona che non ha compiuto nulla di male nei suoi confronti:gli viene riservata la facciata numero 11, in cui la ragazza si scusa con lui per non averlo considerato nè trattato come dovuto, riconoscendo gli stessi sentimenti che Clay provava per lei; solo degli eventi casuali e sfortunati (raccontati nel dettaglio) hanno fatto sì che questi sentimenti non venissero a galla. Il ragazzo si strugge nel riascoltare la voce di Hannah e nello scoprire fatti di cui era all'oscuro e riguardanti persone che erano sotto i suoi occhi tutti i giorni. Più volte Clay si blocca senza riuscire ad andare avanti con l'ascolto, terrorizzato dal sentire cosa lo riguarda e ferito nel venire a conoscenza di verità sempre più amare e crude; per di più, non riesce a darsi pace per non aver colto i segnali del profondo disagio di Hannah:egli pensa che, se li avesse notati, forse avrebbe potuto salvarla. Non è stato difficile immedesimarmi nel suo ruolo per capire cosa potrebbe provare un ragazzo di 16 anni in una situazione del genere. Inoltre, mi sono anche soffermato sul pensiero del "non detto quando si poteva", che diventa prima di tutto un sentimento lancinante, e poi un eterno rimpianto. 
Per leggere il libro e vedere la serie è necessario analizzare i fatti con gli occhi di un adolescente, che è poi la chiave di tutto:da questa angolazione è più semplice intuire quanto, da eventi futili ed apparentemente innocui, si possa poi ad arrivare a situazioni più complicate e pesanti da affrontare (l'effetto farfalla di cui parlavo prima), che un adolescente vive in modo profondo e certamente più amplificato di un adulto, specie se si tratta di una personalità sensibile. 
Come molte serie tv, "13" ha una colonna sonora di tutto rispetto; sono presenti 2/3 brani a puntata, per lo più di artisti e gruppi poco conosciuti, a cui si affiancano mostri sacri come i The Cure e i Joy Division. Il tema principale è invece interpretato da Selena Gomez, che nella soundtrack è presente con due brani e che è anche produttrice esecutiva della serie di Netflix. Grazie a questa visione, ho scoperto canzoni di ottima levatura che altrimenti avrei per forza ignorato, e per questo devo fare un applauso alla produzione ed ai selezionatori dei brani, perchè hanno fatto davvero un ottimo lavoro. Molti di queste canzoni assumono una sfumatura diversa se legate al contesto della serie:sebbene valgano l'ascolto anche senza essere a conoscenza della storia di Hannah e Clay, perchè poetiche ed oggettivamente belle, vi consiglio di "viverle" accostandole a determinate scene di "Th1rteen  R3asons Why" (se lo avete già visto,ovviamente) o scoprirle accompagnate dalle immagini man mano che la vicenda viene narrata. 
Queste sono le mie 5 ragioni per cui vale la pena ascoltare la colonna sonora di una storia che fa riflettere su un dramma adolescenziale; dramma splendidamente raccontato sia nel libro, sia nella serie, che ha purtroppo portato una ragazza fragile come Hannah a trovare 13 ragioni per dire "basta".


1 - LORD HURON - THE NIGHT WE MET
Con questo pezzo di Lord Huron, è stato "amore al primo ascolto". Che poi, a ripensarci, è anche un modo di dire a tema con la canzone stessa. Delicata e struggente, ha una ritmica tipica dei lentoni strappalacrime anni 60; come fa un brano del genere a non entrarti nel cuore? Ha un gusto retrò indovinatissimo, che si sposa a meraviglia con una produzione moderna, e compare nel mezzo di un ballo scolastico, quando Clay finalmente riesce a superare la timidezza e chiede ad Hannah di ballare. E' un momento decisivo della storia dei due ragazzi, narrato nella cassetta sulla facciata dedicata a Clay:tutto sembra procedere verso un finale bellissimo con tanto di bacio, ma il destino interviene in modo infimo ed interrompe la magia del momento. Tipico di ogni storia d'amore di un qualsiasi film, direte voi, e non avete tutti i torti; ma tenete bene a mente che qui non c'è il solito (e scontatissimo) lieto fine. Prima di vedere "Th1rteen R3asons Why", io non sapevo neanche dell'esistenza di questa folk band losangelina. Devo ancora ascoltare l'album da cui è tratta questa canzone (il secondo della loro carriera, intitolato "Strange trails"), ma già so che la presenza di "The night we met" sarà sicuramente un punto a favore. Per me è diventata la canzone più rappresentativa dell'intera serie:le strofe "I am not the only traveler who has not repaid his debt, I've been searching for a trail to follow again; Take me back to the night we met..." sono cariche di amarezza e malinconia per quel che poteva essere e non è stato; calzano così alla perfezione nella scena che rappresentano, sono il ricordo di una notte e di un momento dolce che si affaccia nella mente con la consapevolezza che non potrà mai più essere rivissuto o recuperato. "The night we met" è quanto di meglio si possa andare a pescare, sul piano musicale, in una fiction televisiva.



2 - BEACH HOUSE - ELEGY TO THE VOID
Clay soffre da cani nel sentire la voce della ragazza che amava mentre racconta, in sequenza, un fatto dopo l'altro ed il disagio procuratogli dai protagonisti delle cassette. Più volta si blocca nell'ascolto, riflette e non si da pace. Vorrebbe rendere pubblico il male che ha subito Hannah e vorrebbe regolare i conti con i responsabili; ma è marcato stretto da Tony, il suo migliore amico e iniziale custode delle cassette. Tony ha ascoltato i nastri prima di Clay, e sa benissimo cosa sta passando il suo amico, nastro dopo nastro. Spesso lo supporta, lo aiuta ad affrontare il dolore ed, attraverso dialoghi mai lasciati al caso, in qualche modo prende per mano Clay e lo aiuta a superare i blocchi e le sofferenze che ne derivano, guidandolo fino all'ultima cassetta. Perché se c'é qualcuno che merita, più di tutti, di sapere le ragioni del gesto di Hannah, quello non puó che essere lui. E' nel corso di uno di questi dialoghi serrati, sugli scalini della palestra della scuola, che "Elegy to the void" entra gradualmente con le sue tastiere cupissime ed ansiose, sovrapponendosi alle voci dei protagonisti in modo sempre più deciso. A contribuire alla solennità del pezzo c'è anche il testo, ("To your sons and daughter bending at the altar, disappearing in the mirror" è il passaggio iniziale, indicativo dell'atmosfera greve che la combinazione note/parole va a creare), che pur nella sua negatività apre ad un barlume di speranza ("...waiting for the light to come again..."). Il risultato è un qualcosa di magnetico ed opprimente allo stesso tempo, sicuramente non di facile ascolto. Estrapolato dal suo contesto, potrebbe anche non piacere, ma vi garantisco che brani pop di tale intensità sono molto, molto rari. I Beach House sono un gruppo americano proveniente da Baltimora, ed "Elegy to the void" è tratta dall'album "Thank you lucky stars" del 2015. Questo pezzo, purtroppo non è incluso nella colonna sonora ufficiale di "13" (non chiedetemi perchè, ma è un gran peccato), e quindi per averla bisogna andarsi a cercare il suddetto cd dei Beach House, che vale la pena di ascoltare perchè contiene 3/4 brani di notevole fattura.



3 - THE MOTH & THE FLAME - YOUNG & UNAFRAID
Questo è un altro pezzo che non è incluso nella soundtrack di "Th1rteen R3asons Why". Gli autori sono stati tanto bravi a selezionare le musiche che accompagnano le immagini, ma vanno assolutamente bacchettati per queste omissioni su disco (che credo, poi, siano più dovute ad un problema di diritti tra case discografiche). Fatto sta che, con questo bellissimo e trascinante pezzo pop dei "The Moth & The Flame" c'è un ulteriore guaio:nonostante le sterminate risorse che offre il web e lo shopping online, il cd che lo contiene è letteralmente introvabile. Non si può comprare - su supporto fisico - da nessuna parte; il che è paradossale ai giorni nostri, e ti devi accontentare di un anonimo quanto "piatto" download in mp3. "Young & unafraid" è forse il brano più solare utilizzato in tutta la serie:è un pop moderno ed elettronico che nasce però da un arpeggio di chitarra acustica. Ad un primo ascolto ero convinto che fosse un pezzo dei Twenty One Pilots o dei The Chainsmokers (e non ci sono andato poi lontano, perchè quest'ultimi ne hanno uno simile come struttura ed arrangiamenti), e ci vedrei bene persino gli ultimi Coldplay ad interpretarlo; non è nulla di particolarmente originale, quindi, però ha la giusta carica ed è maledettamente orecchiabile, tanto da rimanerti impresso in modo istantaneo. In una playlist fatta prevalentemente di canzoni cupe un pezzo che spezza l'atmosfera ci deve essere, e questo dei The Moth & The Flame è perfetto.


4 - THE CHROMATICS - INTO THE BLACK
Toh! guarda chi si rivede! I Chromatics, ancora una volta. Dopo averli scoperti nella colonna sonora di "Drive" (basti ricordare l'inizio del film, con Ryan Gosling che guida nella notte mentre le note di "Tick of the clock", ipnotiche, scorrono in sottofondo), ed averli piacevolmente ritrovati in quella della terza stagione di Twin Peaks con un pezzo bellissimo ("Shadows", di cui parlerò in una delle prossime recensioni), eccoli anche qui con questa "Into the black". Il brano è in realtà una cover di "Hey Hey My My" di Neil Young, con leggere varianti nel testo che è stato riadattato; la melodia, splendida, è però rimasta intatta, e seppur questa reinterpretazione in chiave elettro-rock possa sembrare un azzardo, funziona. Gli archi tastieristici che si aprono dopo un paio di minuti sono semplicemente meravigliosi. Amo alcuni passaggi delle lyrics, su tutti il momento in cui dice "They give you this, but you pay for that" e la suggestiva chiusura "Hey hey, my my, rock'n'roll can never die. There's more in the pictures than meets the eye...". Certe canzoni sono talmente immediate e cariche di significato che come le metti, le metti, non perdono il loro fascino. Nonostante molti dei lavori dei Chromatics siano basati su elettronica pura e sperimentale (quindi abbastanza difficilotti da mandare giù se non si è un amante del genere), è già la terza volta che tirano fuori dal cilindro una magìa di assoluto valore che va a sposarsi alla perfezione ad un film o ad una serie televisiva. Johnny Jewels, il polistrumentista leader del gruppo è senz'altro diventato in pochi anni, un fuoriclasse nel suo ambito. I suoi Chromatics stanno esportando musica di qualità nel mondo cinematografico, creando un filone ad effetto che stanno percorrendo anche i francesi M83 e che ancora non hanno esplorato i Daft Punk (ma...scommetiamo che, a breve...?).
"Into the black", in questa versione, o nella versione originale, o nella cover dei Battleme ha il medesimo risultato:che la si canti di prima mattina appena svegli, o la si ascolti in una passeggiata pomeridiana in un parco, o in piena notte davanti ad un cielo stellato, è capace di regalare brividi non di poco conto. Brividi velati da un pò di tristezza, e dal retrogusto dolce-amaro, sia chiaro. Ma con il giusto stato d'animo, provate a dargli una possibilità. Non ne rimarrete delusi.


5 - SELENA GOMEZ - ONLY YOU
Ed ecco quello che è, tirando le somme, il brano piú emblematico della serie; un pò per la fama dell'interprete (che è di gran lunga superiore a quella di tutti gli altri partecipanti alla soundtrack, The Cure esclusi), un pò perchè il testo potrebbe essere l'esatta rappresentazione dei pensieri di Hannah nei confronti di Clay (o viceversa):"Listen to the words that you say, it's getting harder to stay, when I see you. All I needed was the love you gave, all I needed for another day...and all I ever knew, only you...". "Only you" è una cover di Alison Moyet risalente ai tempi con gli Yazoo, ed è stata rivisitata più volte da diversi artisti negli anni con risultati quasi sempre apprezzabili; la veste donatale da Selena Gomez, più toccante e riflessiva, scandita dai rintocchi di un pianoforte e da tastiere talmente delicate che sembrano accarezzare le orecchie, è senza ombra di dubbio un valore aggiunto rispetto alle altre reinterpretazioni:arrivo addirittura a dire che il pezzo, sebbene mantenga una forte componente pop, e pur presentandosi sotto forma di ballad, è mille volte più bello della versione originale; quando poi, sul finale, poco prima dell'ultima strofa cresce il pathos con le tastiere, vince letteralmente a mani basse.
Non dimentichiamo che la Gomez è stata anche scelta come produttrice esecutiva di "13", che inizialmente doveva essere un film e ad interpretare il ruolo di Hannah doveva essere proprio lei.
Sono certo che Selena avesse sin dall'inizio in mente una cover di questa "Only you", perchè incarna a tutti gli effetti lo spirito della storia, e non a caso, è anche il brano di apertura della colonna sonora. Quando si è deciso di adattare il romanzo portandolo ad essere una serie tv, la scelta per il ruolo di protagonista è ricaduta su Katherine Langford, che a mio avviso, oltre ad essere davvero carina, è stata molto brava a renderlo in tutto e per tutto simile al personaggio del libro.

La soundtrack di "Th1rteen R3asons Why" è in uscita in questi giorni in Europa (un pò in ritardo, ad onor del vero), e vedrà la luce, almeno per ora, soltanto nella versione in vinile. Io non ho voluto aspettare tutto questo tempo, ed ho ordinato direttamente dagli USA la versione in vinile "clear" che si vedrà nella foto (quando arriverà), visto che la versione europea sarà oltretutto in comunissimo vinile nero. Come già detto, la selezione degli artisti e dei brani in scaletta è di tutto rispetto, ed oltre ai già più volte citati The Cure (con "Fascination street"), si possono ascoltare altri pezzi di The Alarm e The Call. I vinili contengono anche un'apprezzabile versione di "Killing moon", bellissimo e atmosferico brano originariamente inciso dagli Echo & The Bunnymen, e qui coverizzato dai Roman Remains. Ma al di là dell'aspetto musicale, ribadisco come questa selezione sia capace di prendere vita se abbinata alle immagini della serie, che merita davvero di essere vista. Se deciderete di farlo, ricordatevi di tornare indietro ai vostri 16 anni, e di entrare in quello spirito e in quella mentalità che contraddistingue l'età dell'adolescenza:è semplice, perchè l'abbiamo vissuta tutti. Solo allora potrete ascoltare e capire a fondo cosa ha da raccontare Hannah Baker. L'amore per la colonna sonora sarà una diretta conseguenza, e sono certo, arriverà senza troppa fatica.