domenica 14 gennaio 2018

RECENSIONE:SUMMONING - WITH DOOM WE COME (2017)

SUMMONING - WITH DOOM WE COME (2017)
LABEL : NAPALM RECORDS
FORMAT : LIMITED EDITION 2xGREEN VINYLS
                   (NAPALM RECORDS EXCLUSIVE)




Dalle gelide lande alpine, nel cuore dell'inverno (ogni riferimento al titolo di uno dei lavori degli Immortal NON è casuale) ed in modo quasi del tutto inatteso, torniamo a parlare di metal estremo. Il motivo è un evento non di poco conto:il ritorno dei Summoning; il duo austriaco - i cui membri si celano sotto i nomi di Silenius e Protector - si ripresenta sul mercato discografico dopo anni di assenza dalle scene metal (5, per l'esattezza), proprio mentre nella mia mente i tempi di "Minas Morgul" (risalente al 1995 e primo vero disco dell'allora esordiente gruppo) sembravano ormai uno sbiadito ricordo; con quel lavoro conobbi i Summoning ed il loro stile molto particolare e ricercato, ma è con "Stronghold", il full-lenght del 1999, che la coppia di blacksters mi conquistò:ricordo di aver letteralmente consumato quel cd, ed ancora oggi è un piacere piazzarlo sul lettore e rivivere quelle atmosfere cupe ma allo stesso tempo epiche e maestose. 
Eh già, perchè proprio di questo si parla quando si citano i Summoning; sebbene le mani ( e le menti) al lavoro siano solo quelle di due persone, il loro impianto sonoro è di tutto da rispetto; Silenius e Protector fanno praticamente tutto da soli, in modo grezzo e diretto, per niente artefatto, da non sembrare neanche rifinito e rivisto prima di dare alle stampe, ed è forse proprio per questo che risulta più vero e affascinante. E cosa ancora più sorprendente, sin dal loro esordio non hanno cambiato di una virgola la loro proposta, che è diventata una sorta di "garanzia" per i loro aficionados.
Per quel che mi riguarda ammetto che, dopo "Stronghold" ed il successivo "Let the mortal heroes sing your fame", ho perso completamente perso di vista i Summoning per un bel pò. I lavori del 2006 e del 2013 ("Oath Bound" e "Old mornings dawn") sono sconosciuti alle mie orecchie; è una lacuna personale dovuta senza dubbio al mio allontanamento dalla scena metal; solo nell'ultimo biennio ho riscoperto l'amore per questa scena, sia rispolverando i vecchi lavori che mi fecero innamorare di questo genere, sia scovandone di nuovi. Ed è così che, all'improvviso, girando per i vari siti a tema in cerca di news, ad ottobre mi sono imbattuto nella notizia del nuovo album dei Summoning in arrivo nei primissimi giorni di questo anno nuovo, accompagnata da un trailer di circa un minuto in cui si poteva ascoltare uno stralcio di un brano tratto dal lavoro. La scintilla che ne è derivata, ha lentamente dato il via al piccolo fuoco di attesa, che è diventato incendio dopo aver ascoltato altri segmenti dello stesso brano nei trailer successivi pubblicati dal canale Youtube della Napalm Records
Sicuramente la similitudine del fuoco, in una recensione di un disco black metal potrebbe sviare molti di voi:il rimando a Burzum ed a tutto il filone nordico di devastazioni di chiese, omicidi e tematiche a sfondo satanico di cui Mayhem, Satyricon e Darkthrone erano grnadi esponenti, potrebbe far pensare che anche qui si parli di un disco simile a quelle produzioni; ma fate bene attenzione:non è così. Non lo era allora, e non lo è neanche adesso, perchè la musica degli austriaci è sì, opprimente e ripetitiva in alcuni casi, ma ha una forte componente melodica, una struttura per niente scontata, ed un'andatura epica che nasce dai testi completamente basati sui lavori del grande J.R.R.Tolkien.
E' evidente, quindi, come il risultato sia affine a quel tipo di black metal solo dal punto di vista delle chitarre distorte e persistenti, ma con degli ingredienti totalmente differenti, che nel tempo hanno definito non solo uno stile originale, ma addirittura unico.
Questo nuovissimo lavoro si chiama "With doom we come", e non nego che la scelta di questo titolo mi abbia, da subito, ispirato: perchè starebbe bene in un qualsiasi manoscritto in antico germanico, e perchè esprime l'idea di un ritorno prepotente e leggendario. Il disco, come già anticipato, ricalca ciò che Silenius e Protector hanno sempre proposto:atmosfere essenziali, e chitarra sempre in secondo piano con un dominio, anzi un tripudio di tastiere e sintetizzatori; a tutto ciò, si vanno ad aggiungere poche linee vocali, ben delineate ma non sempre comprensibilissime, spesso accompagnate da inserti parlati che offrono un tocco più drammatico all'insieme.
E così, appena si è presentato l'occasione di dare nuovo vigore a questo incendio che si stava già espandendo nelle mie corde, non mi sono fatto pregare:dal sito della Napalm Records ho ordinato l'edizione in vinile colorato di questo "With doom we come", a scatola chiusa, senza avere idea di come sarebbe stato, ma con un'unica certezza:avrei ritrovato i Summoning di una volta.
Fedelissimi alla loro tradizione ormai ventennale, fatta di strutture minimal, ossessive e spesso ai limiti della litania, gli austriaci propongono pochi brani dalla durata complessiva piuttosto lunga; l'album si chiude poi con il brano principale, il cui minutaggio rappresenta quello di un suite vera e propria, che è in parole povere il "riassunto" dell'intera opera.
E', questo, un percorso, che mi fece andare fuori di testa con "Stronghold":il breve accenno tastieristico di "Rhun" (l'intro di quel disco) veniva poi ripreso nei minuti finali della conclusiva "A distant flame before the sun", rappresentando quasi una liberazione da quella nube grigia che il duo aveva dipinto per quasi un'ora, in una chiusura epica e magnificente. Qui, ad introdurci in questo nuovo capitolo ispirato dalla mitologia Tolkeniana, non c'è un intro che viene poi richiamato nel finale, ma il risultato non cambia; e quindi, la chiusura è ancora una volta ad effetto, ma l'opener 
"Tar-Calion" è il principio di fiamma che poi farà divampare il fuoco; il brano non presneta parti vocali in growl, ma solo alcuni interventi narrati che, abbinati al solito tappeto tastieristico ed alla drum machine, ricordano all'ascoltatore l'essenza scarna dello stile "Summoning", pomposo quanto vi pare, ma mai pacchiano nè poco credibile. Il tema principale questa volta è il "Silmarillion" di Tolkien, che, insieme ad altre opere dello stesso autore, forma una estesa (ed anche incompleta, ahimè) narrazione; è qui che Tolkien descrive l'universo di Ea, nel quale si trovano le terre di Valinor, Beleriand, Numenor e la Terra Di Mezzo, nell'ambito della quale si svolgono "Lo Hobbit" e "Il Signore degli Anelli". 
Tornando all'album, con la successiva ed imponente "Silvertine" si entra veramente nel vivo del lavoro, che cresce brano dopo brano:il disco è inframmezzato dalla strumentale "Barrows-Down", pezzo strumentale di circa 3 minuti, e raggiunge i picchi massimi con le splendide atmosfere di "Night fall behind" dove le tastiere si ergono a dominatrici dell'intero corpus sonoro, e nella particolarissima "Herumor":qui la batteria elettronica ha un incedere incalzante e continuo per tutti i suoi 7 minuti di vita, caratterizzato anche dalla presenza di cori che ne enfatizzano la drammaticità; c'è anche un pizzico di elettronica (mai invasiva) che si incastona alla perfezione con il sound del duo austriaco.
Ma è con la finale "With doom I come" che i Summoning offrono un affresco definitivo del loro lavoro, esattamente come hanno sempre fatto vent'anni or sono con il capolavoro "Stronghold" ed un pò in tutte le loro produzioni passate:sono 11 minuti ad alto tasso onirico ed evocativo, con il growl di Silenius che infila ossessivamente, fino alla fine, una serie di strofe da antologia:
"There once, and long and long ago
Before the sun and moon we know
Were lit to sail above the world
When first the shaggy woods unfurled

Death to light, to law, to love
Cursed be moon and stars and stars above
May darkness everlasting old
Drown Manwë, Varda and the shining sun

Death to light, to law, to love
Cursed be moon and stars and stars above
May darkness everlasting old
Drown Manwë, Varda and the shining sun...
"

Il pezzo presenta 2 inserti "acustici" che interrompono momentaneamente la tematica sonora di base, inseriti ad arte per rendere il risultato più frastagliato e per niente noioso; tutti quei minuti potrebbero far pensare ad una palla pazzesca, ed invece volano e spariscono senza che l'ascoltatore se ne accorga. Personalmente, credo che riuscire in un'impresa del genere nasconde dei grandissimi meriti da parte degli autori, e se dopo numerosi ascolti si continua ad andare a cercare questo brano mastodontico, vorrà dire che lascerà il segno nelle nostre playlist anche in futuro.
"With doom we come" è prodotto piuttosto maluccio, questo va detto; è una costante di tutti i lavori dei Summoning, che come già specificato sopra, tendono all'essenzialità e poco alla forma:ne consegue un sound sporco, scarno e molto povero,  dove spesso gli strumenti risultano impastati e poco limpidi all'ascolto.
E'questa, una peculiarità delle loro produzioni, e credo - anzi, ne sono sicuro - che sia anche voluta:Silenius e Protector vogliono che suoni così, sporco, brutto e rozzo. A tal riguardo, vorrei riprendere le parole di una recensione di Andrea Bosetti, pubblicata su una pagina del sito web  "Noisey" e di cui vi rimetto il link:

With Doom We Come - Recensione su Noisey di Andrea Bosetti

Bosetti analizza disco e storia dei Summoning in modo dissacrante, ma assolutamente efficace:
"Coerenza, dicevo prima. Perché nel 2017 i tre quarti dei batteristi del mondo black metal venderebbero la propria collezione di dischi per poter suonare la batteria su un disco dei Summoning, ma i Summoning un batterista non lo vogliono. Così come non vogliono dei campionamenti moderni, delle ritmiche accelerate, né qualsiasi cosa che possa rischiare di rendere il loro sound meno personale e distintivo.
Ricordo, all’epoca dell’uscita di "Oath Bound" un’intervista rilasciata alla defunta "Flash" (rivista musicale specializzata in metal, n.d.c.) in cui Protector raccontava di come, una volta terminato il lavoro su un nuovo album, partisse per una camminata sulle montagne in cui ascoltare in santa pace e assoluto isolamento il proprio operato prima di pubblicarlo, per poterlo valutare e riconsiderare a mente lucida. Da allora mi piace immaginare lui e Silenius lì, appollaiati su un cucuzzolo delle Alpi austriache, a contemplare dall’alto il mondo che cambia ai loro piedi e soprattutto la vastità del cazzo che gliene frega. Perché i Summoning continueranno a suonare esattamente come i Summoning anche dopo la Dagor Dagorarth ("Battaglia delle battaglie" o "Battaglia finale", evento immaginario creato da J.R.R.Tolkien per il suo "Silmarillion" - n.d.c.).".

"With doom we come" non è un disco per tutti, e può risultare ostico sia agli amanti del metal estremo (che non ne sopporterebbero gli inserti troppo melodiosi), sia ai metallers classici (che potrebbero trovare rivoltante l'uso di una drum machine). Figuriamoci un ascoltatore medio e poco avvezzo a chitarre distorte e growls vocali! 
Detto questo, i Summoning sono un'entità a sè stante, al di fuori di qualsiasi schema:offrono opere uniche nel loro genere, e quindi o si amano o si odiano. Questo disco, come tutti gli altri, va considerato nel suo insieme, perchè ogni singolo brano va vissuto ed analizzato con le proprie orecchie per coglierne le sfaccettature ed i dettagli che spesso ad un primo ascolto sfuggono. Avrete notato che, a differenza di altre volte, ho citato pochi titoli e ho preferito più chiacchierare che entrare nei dettagli; descrivere un disco dei Summoning è come analizzare gli alberi di una foresta dall'alto, ed a prima vista tutto vi può sembrare uguale, sia a livello cromatico che di insieme; ma non è così:se ci si addentra in quella foresta, quante sorprese e quanta vita ci si può trovare?
Vi garantisco che il solo scrivere di "With doom we come" mi ha fatto tornare la voglia di piazzare il disco sul piatto. Per chi volesse provare ad accostarsi ai Summoning, suggerisco tanta pazienza ed attenzione; non è semplice, ma vale la pena provarci. 
Perchè se vi entreranno nelle corde, non ne potrete fare più o meno.

VOTO : 8/10
BEST TRACKS : "WITH DOOM I COME", "NIGHT FALL BEHIND", "HERUMOR"



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